Solo.

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Bradwein sorseggiava il liquido alcolico, i suoi pensieri erano per l’amico scomparso ad Herem, Sir Valenor era stato uno dei primi nobili a rivolgergli la parola e la sua disponibilità allo scherzo e al non prendersi troppo sul serio era stata sempre ben accetta da Bradwein.

Reputava il nobile thersiano uno dei migliori all’interno della corte, intelligente, divertente, serio quando doveva esserlo… gli sarebbe mancato quell’omone che a prima vista tutto sarebbe sembrato che uno stregone dalle notevoli abilità magiche.

I migliori se ne vanno sempre… erano queste le parole che il mercenario sussurrava nel baccano della taverna, scuotendo leggermente la testa alzò il calice in segno di ringraziamento all’amico scomparso e bevve tutto d’un fiato il poco alcool rimasto.

Erano quasi due settimane che riusciva a dormire poco più di due, tre,  ore a notte e la sua faccia sembrava più quella di un morto vivente che di un uomo in salute, pensieri oscuri, malsani, bombardavano costantemente la mente del thersiano e nei giorni precedenti aveva commissionato una nuova armatura ad un noto fabbro di grundorf, qualcosa che rappresentasse il nuovo Bradwein, qualcosa che facesse capire che non era più tempo di scherni o divertimenti.

La morte sopraggiungeva per tutti,  gli uomini, le donne, adoravano divinità che non potevano fare nient’altro che accettare tale decisione, decisione che spesso era presa dall’essere mortale.

Il mercenario non era devoto a nessun dio, non voleva che qualcuno dettasse la sua strada o che solamente cercasse di fargli prendere un percorso già prestabilito con dei comportamenti standard, voleva la libertà, voleva scegliere se morire o vivere a fianco di qualcuno e non per un dogma, ma per un qualcosa di più profondo.

Le continue accuse che gli rivolgevano i thersiani, spesso nemmeno velate, iniziavano ad infastidirlo, quanto avrebbe potuto ancora sopportare prima di strangolare qualcuno con le sue mani… forse doveva cambiare, doveva divenire meno accondiscendente allo scherzo, al dialogo, all’essere ciò che forse aveva sempre sostenuto di non essere.

Oppure…

Oppure, mutare in una macchina di morte, insensibile, fredda, senza sentimenti, pronta a sacrificare anche i propri compagni pur di riuscire a salvarsi la pelle e di portare a termine l’obbiettivo che gli avevano assegnato.

Le parole risuonavano nella sua testa costantemente :

” Bradwein, non sarà semplice “

Era proprio così, glielo aveva detto molto tempo prima, lo aveva avvertito, ma lui scioccamente si era quasi fatto beffa di quelle parole.

Girò lo sguardo per osservare il suo nuovo elmo, gli occhi vuoti, la bocca serrata, la morte.

Sussurrando mentre accarezzava quell’oggetto che reputava idoneo al suo cambiamento :

” Caro amico, ti vendicherò, anzi… Vi vendicherò, che la vostra anima possa riposare in pace, quella pace che io non potrò mai avere”.

Così dicendo sfiorò involontariamente l’anello che portava al dito ricordando il volto di una ragazza che oramai era scomparsa da qualche settimana.

Prese l’elmo, controllò che avesse tutto il resto ed uscì nella fredda notte di Grundorf.

La morte stava arrivando e solo la morte poteva fermarla.

 

 

 

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