CRONACHE DA NHERVA

Share Button

Dal diario del Comandante Alì Khomein
Giorno Decimo Terzo del Mese dei Morti.

L’ultima notte del Mese dei Morti.
Non poteva accadere in una data più appropriata.

Si è presentato da me al crepuscolo, stavo aiutando Jamal e Tibbuk a legare i pali di un’altra pira. Era solo la terza oggi. Giornata tranquilla. Solo negli ultimi sette giorni ho perso tredici uomini per i pattugliamenti attorno al Portale.
Quattordici uomini.
Ho fatto più funerali che colazioni questa settimana.

Ero seduto cavalcioni su una delle pire, sperando di riuscire a fissarla per poter cremare i corpi prima del buio, quando il vecchio Jaffa è corso a chiamarmi. E’ arrivato da me che pensavo stesse per scoppiargli il cuore; aveva dipinto il volto di uno strano colore di terrore paonazzo. Non sapeva se quello che stava per riferire avrebbe suscitato una risata o lo avrebbe fatto decapitare.
Balbettava.
-E’… E’ qui mio S… Signore. Il F… Fantasma… –

Ho pensato: dovevo aspettarmelo.
Tutte quelle dicerie da quasi un mese.
Tutti quegli indizi.
Era diretto qui.

-E’ di fronte alle porte del p-presidio… Ha ch-chiesto di voi…- Ansimante, le mani sulle ginocchia, Jaffa non riusciva a strapparmi dal mio tacere. –Che… Che devo fare Mylord? Gli apro?-

Sono balzato a terra e sono corso sui bastioni. Mentre salivo la stretta scalinata che fiancheggiava il muro arrossato dal crepuscolo mi sono accorto che non c’era un solo Legionario che non si fosse immobilizzato sul posto. Si fissavano vicendevolmente con le bocche spalancate. Uomini che vivono tutti i giorni tra gli stretti molari dell’inferno sembravano adesso stupide vittime di uno scherzo di pessimo gusto. Era una cosa assurda, non sapevano come reagire.
Aspettavano ordini.
Aspettavano me.

Tutti i rapporti del mese cavalcarono nuovamente nella mia testa: Feudo di Kabal un Sothom solitario abbattuto con una freccia al cuore da un giovane scout, visto poi rialzarsi e proseguire la propria strada verso ovest. Lascia in terra un teschio di legno. Sei giorni dopo, dintorni di Fas-Al-Jalì, scoppia un incendio nella fucina di un fabbro, il figlio di quattro anni rimane intrappolato dentro, un individuo vestito di stracci neri entra tra le fiamme, lancia fuori il bambino. La fucina crolla sullo straniero. Lo hanno visto rialzarsi tra le macerie e incamminarsi verso ovest con i vestiti che ancora fumavano. Pare abbia sussurrato al bambino “Non so più se è il tuo momento oppure no.” Giorno Ventesimo Quinto: Madihan, una carovana afferma di aver avvistato una sagoma scura in mezzo alle Dune di Nessuno, aveva tra le mani una grossa pietra a punta. I testimoni affermano abbia urlato: “Qui DEVE poter finire!” prima di fracassarsi la testa da solo. Quando la carovana ha raggiunto la sommità della duna più vicina non c’era più nessun corpo.
Era così ovvio: Kabal, Fas-Al-Jalì-Madihan. Stava venendo qui.

Era lì, davanti alle MIE porte. Alle porte che separano il nostro mondo da quello di quelle infami creature che gli hanno dato i natali. Non mi importava cosa pensasse mio fratello: la sua ombra, l’infame ombra di uno della sua genia si stendeva sul suolo Athariano.
Quindi era dalla parte sbagliata.

Il cappuccio era calato sul volto, gli abiti bruciati e sozzi e l’armatura a pezzi, infisse la sua lunga arma dalla doppia lama nella sabbia, di fronte alle nostre porte.
Una sagoma scura tra dune rosso sangue.
Un Fantasma..
Il popolo gli aveva già dato un nome: Lo Scorpione Fantasma.
Buffonate. E’ soltanto un uomo.
E, per come la vedo io, era come se ci stesse sfidando.

Share Button

Commenti

commenti

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.