STORIE DI SPORTINE E FUNERALI
Si era trovata addosso quel piccolo pezzo di pergamena proprio mentre si stava spogliando per andare a dormire, dopotutto sapeva che l’erigassiano era svelto di mano, sorrise leggermente quando la aprì.
Prova di coraggio, ti aspetto tra due ore al crocevia del serpente ammaestrato, porta con te un prosciutto e un ciuffo di capelli di tuo Zio.
Homme S.
Certo, pensò Valeriè, che Diego è proprio pazzo, chissà cosa gli sarà successo in gioventù.
-Magari lo picchiavano- Commentò Eliot.
-Magari no picchiavano abbastanza- Ribattè Yaga.
-Dovremmo aprire la sua testaccia bacata per esserne sicuri- Affermò Rododendro.
-SI!!! Un altro punto per Diego!!!- Esclamò Vivi che conosceva bene l’amica.
Effettivamente Valeriè era una donna molto curiosa e ciacciona, niente l’avrebbe distratta dallo scoprire che frullava in testa a Diego e seppur l’apatia del momento la rendeva triste, dopo pochi giri di clessidra decise di muoversi di soppiatto per recuperare il feticcio agognato.
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“Quel ragazzaccio tira fuori il peggio di te NIPOTE!! Ti rendi conto che ti sei intrufolata in camera mia di soppiatto, con un coltello in mano? E per fare cosa?!”
-Zio qui ha ragione… Da… Tu no furtiva- L’apostrofò Yaga.
Valeriè sapeva come lavorarsi lo zio, dopotutto era stata per tre mesi nella red con Diego e qualcosa aveva di certo imparato, le bastò sbattere un po’ gli occhi da cerbiatto e tornare a quando era piccola e combinava un guaio per colpire lo zio in modo da non farlo rialzare.
“Sai zio, avevo pensato che le mie missioni mi portano spesso fuori di casa per molto tempo, non ci vediamo più come prima e allora, sai zietto, volevo tenere qualcosa di tuo sempre con me, perché sei la mia famiglia, che so un tuo bel ricciolo”.
-Un punto per Vale- Urlò nuovamente Vivi.
-Che colpo gobbo degno del miglior mistificatore di Puerto del Sol- Aggiunse Eliot.
Poco dopo due figuri a cavallo si incontravano ad un crocevia sperduto all’interno di Valdemar, l’una faceva vedere un grosso fagotto ed un ciondolo con della peluria all’uomo che le stava davanti, mentre l’altro cedeva alla prima un mantello di pelliccia.
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Erano passati ormai diversi giorni da quando si erano incontrati, avevano passato diverse notti al freddo e in poche occasioni avevano alloggiato in una locanda. Diego non aveva dato modo di riflettere troppo a Vale, marce forzate a cavallo di giorno e poco riposo la notte, per poter così partire nuovamente all’alba.
“Diego io non ce la faccio più, mi hai strapazzato a destra e a manca, mi fanno male il sedere e le spalle, almeno dimmi dove andiamo…”
-ihihih-
-uhuhuhuh-
-Valeriè ma che dici, questi doppi sensi non ti si addicono- la canzonò Eliot.
“ma che dite, sono pene da cavalcata…” sussurò Valeriè; un’altra risata generale le fece intendere che le sue amiche immaginarie erano proprio maliziose.
“Che tipo di cavalcata?!” aggiunse Diego posando a terra una fascina di legna per il fuoco e facendo occhiolino alla giovane Valdemarita.
Accesero il fuoco e appena ebbero un attimo di tempo tra il preparare la cena e consumarla Diego con fare spiccio prese la mano della donna “ti ho visto molto triste Vale in questi ultimi tempi, so il motivo e purtroppo, per ora non ho una soluzione a questo problema”. Fece una lunga pausa guardandola fissa negli occhi “volevo però fare qualcosa per vederti sorridere di nuovo, quindi, origliando un discorso tra due Khartasiani ho scoperto che domani a Port Anchor ci sarà una sorta di commemorazione per i defunti dove si mangia, si beve e si fa festa a sbafo, a S-B-A-F-O!!” Valeriè lo guardò intensamente, sembrava pensierosa, poi d’un tratto iniziò a divenir paonazza e poi a ridere in maniera convulsa, di gusto. Pareva che le marachelle di Diego la divertissero quanto le sue attenzioni un po’ strane la facessero sentire stana a sua volta.
“Shhhhh… non ridere, ancora non ti ho detto che dobbiamo fare… Non credere che sia così facile campare a Khartas come lo è ad Erigas” Aggiunse Diego.
“E dimmi Homme Sofà, cosa dobbiamo fare?! Forse rubare la salma?! Oppure spacciarci per i parenti?” Sorrise ancora Valeriè canzonando “Magari una volta potresti provare ad invitarmi a cena in maniera normale, faresti sicuramente colpo anche sullo zio…” Aggiunse.
“Me gusta quando sorridi Vale, ma sono certo che tutti potrebbero portarti a cena in un’osteria, magari farti bere del buon Ron e magari regalarti qualcosa di bello, tipo un gioiello o un fiore, non avrei niente in più di questi plausibili spasimanti, anzi in un confronto del genere avrei solo da perderci, eppure sei in un crocevia sperduto con solo un giaciglio e una coperta, ma con me”
Un’altra pausa intensa come quella di chi sta per pronunciare parole molto serie, intanto dentro la testa di Valeriè il tifo, gli schiamazzi e le urla si facevano sentire.
“Forse perché te gusto così come sono; un quarto di simpatia e tre quarti di follia”
-Eh si ha ragione! Diego è uno con cui non ci si annoia mai! Un punto per Diego- Commentò molto castamente Vivi.
-Da, lui no molla la preda quando la azzanna…” disse Yaga mimando con le mani una belva che stringe qualcosa.
-Ohhh guarda, è uscita la luna, come è romantico!!” Continuò Rododendro.
-QUELLA SCHIFOSA P-U-T-T-A-N-A!!!- Urlò infine Eliot, indicando l’astro nel celo.
Valeriè arrossì, nessuno saprà mai se per le parole di Diego o per l’imprecazione di Eliot.
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Erano finalmente giunti a Port Anchor poche ore dopo l’alba e avevano preso alloggio in una locanda del posto, in pieno stile Khartasiano, struttura di legno massello con un’infinità di trofei di caccia saldamente fissati alla parete, un grande focolare in pietra su cui si adagiavano, ancora vuoti, alcuni spiedi di ferro, lasciavano immaginare che a pranzo ci sarebbe stata della selvaggina. Le camere, seppur spartane, erano accoglienti e ricche di coperte e pelli adagiate sul fondo del letto, indice che la notte in quei posti faceva molto freddo.
Diego posò alcune bisacce in un angolo della stanza e poi salutando Valeriè sparì nel corridoio della locanda.
-Chissà che ci sarà in quelle bisacce- Si azzardò a dire Vivi.
-Se lasciate qui tu puoi aprire- Yaga era decisa a scoprire cosa ci poteva essere.
-Apri dai che siamo curiose- Anche Eliot e Rododendro erano d’accordo.
Le mani di Valeriè si posarono sulla borsa e questa venne aperta, ma nello stupore generale, nel fumo e con un BAM improvviso le cinque ciaccione vennero rimesse al loro posto, quando i cuori che palpitavano all’unisono si calmarono intravidero all’interno della bisaccia alcuni vestiti in stile Khartasiano oltre che un piccolo biglietto semi bruciato con su scritte poche parole.
Caramba la ciaccite!!
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ALBA
“Vale sei in ritardo…” Diego aveva aperto un piccolo spiraglio per vedere se la donna era pronta.
“Non sbirciare che sono nuda!!” una corta lama piantata sulla porta aveva ricordato a Diego che la situazione era molto calda.
-Amigo, qui la situazione è propizia…- una piccola creatura completamente nuda era comparsa sulle spalle di Diego, aveva il corpo glabro di un bambino con due piccole ali da mosca, in testa portava un cappello a tesa larga con una piuma blu mentre nelle mani aveva due piccole pistole che roteava mentre parlava e gesticolava, il volto barbuto ed ingrugnito era senza ombra di dubbio quello di Rahul. Lo spirito guida di Diego, la sua coscienza delle esperienze sessuali faceva la sua comparsa.
Altri oggetti diafani e che probabilmente poteva vedere solo il “Putto Rahul” lo fecero retrocedere, un bisturi affilato andò a conficcarsi nel muro a pochi millimetri dalla carne della creaturina, altrettanto fece un grosso pugnale con testa di lupo talmente sgraziato e sproporzionato che pareva più una clava.
Una padella che sapeva ancora di soffritto invece stava per colpire il Putto in pieno volto quando un’altra creaturina fece la sua comparsa e con il piccolo pugnale andò a deviare l’utensile culinario e quello che sembrava un cuore ancora grondante sangue; con un rapido balzo poi si aggrappò a testa in giù nell’architrave della porta.
-Signore, calme… qui nessuno vuole farvi del male… Sempre che la situazione non lo richieda…- con i piccoli occhi dardeggiava in maniera inequivocabilmente maligna le donne all’interno della stanza. Incredibilmente questo piccolo essere era ancora più strano del primo, la testa del Freddo pareva avvitata sul corpo di un pipistrello nero, con una zampetta si sorreggeva a testa in giù nell’architrave della porta mentre con l’altra stringeva un piccolo pugnale che grondava uno strano icore verdastro; le ali erano cinte e chiuse sulle spalle a formare un mantello di membrana nera a mo’ di Nozferato fighissimo (NDR per gli affezionati lettori: il buon Alexiej ci ricorda che si dice Nozferatu e non vampiro!!). Un altro spirito guida di Diego, la sua coscienza maligna entrava in campo -ehhhh… Vi odio… Vi odio a tutte!!-.
Ci furono svariati scambi di offese, azioni acrobatiche e attacchi a sorpresa ma in pochi secondi, vista anche l’inferiorità numerica, gli “spiriti guida di Diego” furono ricacciati fuori dalla porta dalle “eretiche degli astri” di Valeriè.
Fu proprio in quel momento che il Putto e il Pipistrello abbassarono lo sguardo e videro la loro terza compagna intenta a succhiare e biascicare il cuore sanguinolento che era finito fuori.
-Scusate ragazzi, ma non ce l’ho fatta a non succhiare questo buonissimo sangue- la creatura a carponi sopra il cuore si era alzata di scatto ed ora si mostrava in tutta la sua stupefacente glitterosità, il corpo di una bella dama con le ali da farfalla multicolore era cinto da un vestito principesco rosa confetto, in mano teneva una piccola bacchetta di legno alla cui estremità era legato l’inconfondibile simbolo di Talnuth, mentre in testa calzava un cappello a punta da Fatina. Con un sorriso sporco di sangue la Fatina Vivi mostrava i suoi stupendi canini, l’ultimo degli spiriti guida di Diego, la coscienza benigna si mostrava.
Rahul che la faceva da padrone in questo momento scelse la strategia ed in un rapido concilio di guerra dettò le condizioni per conquistare la casta virtù della Valdemarita.
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TARDA MATTINATA
“Vale sei in ritardo…” Diego nuovamente aveva aperto un piccolo spiraglio per vedere se la donna era pronta.
“Non sbirciare che sono nuda!!” questa volta fu un piccolo sgabello a volare fuori dalla stanza.
Mentre Diego si ritraeva dietro il muro le sue coscienze davano battaglia alle visioni immaginarie di Valeriè, eccezion fatta per le due Vivi che parevano aver fatto amicizia.
-Ma sono bellissimi questi canini… E ci succhi bene il sangue?!?- diceva la Vivi di Valeriè.
-Si sono fatti apposta per succhiarlo…- Con fare rapido quindi la Vivi di Diego faceva vedere all’amica come si succhiava il sangue, pavoneggiandosi e mordendo in una coscia il piccolo Putto.
-Alla mierda burro!!- Il Putto cercava di difendersi come poteva, ma in una scena tragicomica era costretto ad indietreggiare, sparando alcuni colpi in aria e saltellando per il dolore, scappando dalla Fatina che lo inseguiva a quattro zampe a mo’ di indemoniata.
“La vuoi chiudere quella porta maledetto Erigassiano maniaco?!” questa volta colpito in pieno volto Diego non potè far altro che ritirarsi.
Rahul in tutta la sua magnifica nudità, si fece davanti all’amico -Pinche Cabrones, stavamo vincendo perché Diablo ti sei ritirato, guarda che ti ha tirato- il corpetto in stecche di metallo, tipicamente Valdemarita era ancora in faccia a Diego. Ci furono momenti concitati mentre il Putto spiegava un nuovo piano.
PRIMO POMERIGGIO
Questa volta per essere certo di riuscire ad entrare Diego spalancò la porta “Vale sei in ritardo…”
Fu in quel momento che il Putto si fece avanti urlando -Fuori da los cojones a todos…- svariati colpi di pistola fecero arretrare e cadere Yaga, Rododendro, Eliot, Vivi e la fatina Vivi (chiaramente colpita per vendetta), giù dalla finestra. Tutte sparirono quindi in un PUFH.
Diego quasi sbiancò quando vide Valeriè completamente vestita e sentì la sua voce squillante “Si eccomi, sono pronta… ma dove sono finite quelle quattro?” fu l’ultima volta che Valeriè sentì le Eretiche degli Astri.
-Adios amigos, io ho fatto del mio meglio- anche il Putto appagato svanì nel nulla.
-ehhhh… La bontà non paga amico mio…” il pipistrello si portò vicino ad un’ombra e si confuse con quella fino a sparire del tutto.
-SsSsss….AngUeeeeee…- Da sotto la finestra strani rumori gutturiali facevano intendere che la Fatina era viva e vegeta ed era andata a caccia del nettare che agognava.
“Allora Homme sofà?! Alla commemorazione di chi andiamo?!” Valeriè sorridente lo prese sotto braccio come se non fosse successo niente nelle ore precedenti.
“A quella di Donna ZOYA” rispose Diego imbronciato ma pago del fatto che si sarebbe presto vendicato “Mi si dice che si può fare anche la sportina con il cibo se non ti vedono”.