I secondini la spinsero dentro un cortile polveroso battuto dal sole.
Ottimo, evidentemente, Don Miguel aveva messo le mani sulla sua incarcerazione e aveva fatto in modo che la sua povera, amata, devota Guardiamarina fosse mandata in un posto che concedesse almeno l’ora d’aria; sarebbe stata mesi lontano dal mare, ma almeno non avrebbe dimenticato il vento.
“ Grazie zio!” Un sorriso amaro comparse sul volto di Lorelei.
Era in prigione. Finalmente sarebbe potuta andare da sua padre a sventolare una fedina penale sporca e lui sarebbe stato fiero di lei; avrebbe assodato la sua grandezza mettendo a ferro e fuoco la gerarchia attuale, dimostrando la sua forza a sé stessa e a tutti gli altri, per non parlare degli esemplari che avrebbe conosciuto e piegato, li avrebbe reso cani fedeli, un assassino seriale, uno psicopatico che scatta quando sente l’odore del sangue, un uomo con due uncini, o magari tre! Sarebbe evasi per unirsi alla sua ciurma e lei li avrebbe dominati come un solo un Lamanera sapeva fare! Era il suo momento!
“Ci siamo..” pensó.
Nel cortile c’erano 10 uomini, troppi per lei armata di ogni suo oggetto magico, figuriamoci senza, serviva un piano. Ripensó alle parole di suo padre: “Stendi quello più grosso e tutti ti rispetteranno, nessuno ama essere pestato da una bambina di sei anni!” Ah Victor, il padre migliore del mondo.
“I dettagli Lorelei…” una goccia di sudore le solcò la fronte.
Sei uomini erano seduti di spalle intorno ad una montagna di muscoli abbronzati di mezza età con un strano, folle, luccichio negli occhi, aveva qualcosa in mano, doveva essere quello che spacciava merci di contrabbando nelle prigione; avrebbe dovuto farselo amico e scoprire come faceva a fare entrare oggetti di soppiatto, prima di farlo fuori.
Sul lato destro un uomo tatuato dalla testa ai piedi beveva qualcosa dall’odore nauseabondo in una tazza Metallica, Metallica, non era erigassiano, forse Lorelei poteva batterlo col vecchio trucco del: “Cosa é quella dietro di te, una bottiglia di Ron?”
Sul lato sinistro, un uomo asciutto sulla sessantina nascondeva in mano un oggetto metallico affilato, era armato.
Al centro del cortile c’era il suo bersaglio.
Un ragazzo sui venticinque che, prima di perdere un occhio, doveva essere stato uno sciupa femmine, si stava pompando i muscoli con un bilanciere raffazzonato. Era enorme e svelto, serviva una strategia. La memoria corse sui miliardi di consigli di Leon:
“ Un uomo distratto é un uomo morto. Punta al naso, no aspetta, tue sei bassa, punta alle palle..”
Palle, ecco il piano.
Lorelei si sbottonó la camicetta, indossó la sua solita aria spocchiosa e camminò sicura verso la sua preda, che la notó e si alzò per fronteggiarla.
Lo sguardo gelido di Lorelei non lo mollava un secondo. Era enorme, per dargli un pugno sul naso avrebbe dovuto fare un salto, meglio rimanere al piano ‘palle’.
Il guercio le grugnì in faccia, aveva l’alito di una foca moribonda, ma Lorelei lo sostenne come se non avesse nessuna paura delle fratture esposte
“ Accetta un consiglio, principessa,”
Lorelei si preparó a sferrare il suo calcio
“ Chiudi quella camicina o stasera piangerai per l’insolazione!”
Lorelei rimase con gli occhi spalancati per un lungo secondo, poi il sopracciglio sinistro perse l’asse rispetto al destro
“ Cosa?!?”
“ È vero tesoro!” Lo ‘strano scintillio’ negli occhi dell’uomo di mezza età si riveló essere un paio di graziosi occhiali a mezzaluna, lui chiuse il libro che aveva in mano, sulla cui copertina scintilló il titolo ‘L’ingresso sul retro, una storia di passione’
“ il sole qui é piuttosto birichino!”
L’uomo ‘armato’ tiró fuori un gomitolo e guardó Lorelei alzando gli occhi al cielo, poi accavalló le gambe e, con un tono effemminato e lagnoso sussurró “ cretina…”, cominciando a sferruzzare con quello che si riveló essere un uncinetto.
La tensione del capitano crolló e divenne panico
“No!”
Strappò la tazza dalle mani dell’uomo sulla destra e corse verso le sbarre del cancello iniziando a sbattercela per attirare la guardia, una voce dai toni alti alle sue spalle si fece largo nel rumore: “Tesoro, così rovesci tutta la tisana!”
“GUARDIA! Che il pelagra vi prenda la pelle dello scroto…GUARDIAAAAAA!!!”
Il secondino si avvicinò scocciato e la guardó con sufficienza
“ Ci aveva avvertito che saresti stata un osso duro, modera il linguaggio signorina! Ci ha autorizzato a metterti a lezione di uncinetto!”
“No, no,no…ci deve essere un errore! Io non dovrei essere qui! Io sono cattiva, dove sono gli stupratori seriali e gli assassini seriali e quelli che sbavano seriali?”
Si agitava talmente tanto attaccata a quelle sbarre che sembrava volesse sradicarle
“ Io sono Lorelei Lamanera, discendente della stirpe dei Lamanera! Chi!? Chi vi ha detto di rinchiudermi qui!?”
“ ah… ci aveva detto anche questo, che avresti fatto una scenata, tieni, leggi la tua lettera di accompagnamento!”
Il secondino estrasse un cartiglio
“All’istituto correzionale ‘Il Perrito Mascalzoncello’ per delinquenti effemminati.
Vi mandiamo il Capitano Lorelei Delmar Velasca, é un osso duro.
Ci tengo particolarmente, per favore, lei ama le lezioni di canto e dizione, nonché di manicure, vi prego, non fategliele mancare.
Grazie anticipatamente,
Don Miguel”
“No!”
Lorelei divenne blu dalla rabbia
“NO! Maledetto nautarca! Cosa diavolo é questo inferno? Dove sono i delinquenti veri?!”
“ I delinquenti veri sono nell’altro edificio, questa é la sezione per i delinquenti medi dai modi ambigui, non so se mi spiego. Non era posto per te, ma il Nautarca ha insistito, ora datti una calmata e prendi il menù della cena, decidi cosa vuoi prima delle sei o ti toccherà il budino alla vaniglia, capito signorina?”