les marchandes d'amour du palais royal

C’est (toujours) Valdemar! – Mattina

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Cécile e Morgan si fermarono innanzi all’ingresso del bordello erigassiano. L’uomo guardò più volte un foglietto che aveva in mano mentre la donna lo fissava interdetta:

“Sicuro fosse questo l’indirizzo?”

“Beh stavo controllando ma direi proprio di sì, anche perché…”

Il discorso fu interrotto da un ambiguo garzone che se ne uscì dall’interno, urlando a squarciagola:

“Non pensateci, approfittate dell’offertona!
Stasera muli, nani e la Silvanona
Tutti insieme al prezzo di una corona!”

“Veramente, la metrica non torna granché… ma comunque… siamo qui per altri motivi… vi risulta che alloggi in una delle vostre stanze una dama valdemarita?”

“Aaaah! Stramaledetti visitatori che non vogliono spendere nulla… seguitemi…”

I due furono accompagnati all’interno e, cercando di non soffermarsi troppo sugli scabrosi ospiti che li circondavano, furono condotti attraverso una scala che sembrava non finire più. L’unica domanda che passava nella loro testa (oltre a come poteva aver successo la combinazione di nani, muli e Silvanona), era come avesse fatto una zoppa a fare tutte quelle scale…

In qualche modo c’era riuscita visto che Artemise aprì la porta dopo una bussata ritmica dell’accompagnatore. Attraversando la soglia, sembrava di varcare un portale in grado di teletrasportare nelle lussuose ed eleganti magioni valdemarite: una ricostruzione artefatta, per sentire meno la nostalgia di casa…

Non ci fu tempo per i convenevoli, come al solito Artemise tagliò corto:

“Vogliamo fare questa visita?… ovviamente Morgan vi chiederei di uscire: se volete vedere una donna nuda, dovrete scendere al piano di sotto…”

Non molto convinto, l’uomo andò verso l’uscita:

“Aspetto qui fuori… se ci dovessero essere problemi, gridate…”

“Spero che riusciate a distinguere le mie grida da quelle della Silvanona… o dai ragli dell’asino…”

Le due donne rimasero sole e Cécile cominciò a disporre sul tavolo i propri strumenti:

“Vedo che le tue condizioni sono peggiorate…”

“Alors, je vais faire court! So cosa hai in mente e d’accordo, firmerò quel dannato contratto purché riusciate a liberarmi da questa condizione… A tal riguardo ho già avuto modo di parlare con Roland, il quale dice di aver trovato una possibile via da seguire…”

“Ne parlammo già tempo addietro, giungendo alla conclusione che il problema risiede… come dire… nelle tue RADICI…”

Artemise si accigliò in uno sguardo stizzito, urlando a bassa voce:

“Non hai bisogno di ricordarmi le mie radici, so bene che nelle mie vene non scorre sangue valdemarita… ma non posso semplicemente chiedere al Putrido di lasciare il mio corpo… Tuttavia, come ti ho detto, Roland potrebbe avere la soluzione e voglio… e DEVO fidarmi… non posso fare altro nel frattempo…”

“Non capisco perché mi trovo qui allora… non vuoi essere visitata?”

Nel dire queste parole Cécile tirò fuori dalla tasca una missiva stropicciata, per poi proseguire:

“Le tue parole erano un po’ criptiche, ma credevo che tu volessi vedermi a causa della tua salute… non è stato facile convincere Luc che questo incontro avrebbe gettato un’ulteriore base per un possibile compromesso…”

“Che peccato deludere le aspettative di Luc… ma il reale motivo è questo…”

Artemise porse un piccolo scrigno a Cécile, la quale sembrò conoscerne il contenuto senza neanche aprirlo… con scarso successo, cercò di non perdere il suo solito aplomb:

“Non… capisco…”

“Vedi, da quando sono approdata mio malgrado a Erigas, ho cominciato a interessarmi al fiorente mercato nero che intercorre tra questa terra e Valdemar… il caso ha voluto che mi imbattessi in un trasporto destinato proprio a te… e questo era il suo contenuto…”

“Sono cambiate molte più cose di quante tu non creda negli ultimi mesi…”

Dicendo ciò Cécile ripose i suoi strumenti, nascondendo tra essi il cofanetto che le era stato appena consegnato, poi proseguì a parlare:

“Questo lo porto via con me… non credo che tu te ne faccia di nulla…”

“L’unico motivo per cui non parlerò di questo con nessuno è che, anche se non me ne vuoi parlare, sono ancora convinta che ti stai adoperando per l’unica cosa che conta: ristabilire il giusto ordine a Valdemar… potrei screditarti e farti finire nelle celle più remote di Caponord, ma non sono sicura che questo gioverebbe alla mia causa… ormai ho capito che ognuno deve pensare solo al proprio bene e ciò per me significa ritornare in salute… non farmene pentire…”

Cécile ebbe solo il tempo di dire:

“Non preoccuparti, non sono sola: le persone che mi circondano hanno più volte trovato il capo delle matasse più intricate…”

Dopodiché fu interrotta dall’improvviso sbattere della porta contro il muro: Morgan entrò trafelato, con lo sguardo di chi sapeva troppo:

“Adesso basta, il tempo è finito, dobbiamo andarcene e non mettere più piede in questo posto: so come si combinano nani, muli e Silvanona!”

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