La fine

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I due uomini si fondevano nelle ombre, come le immani battaglie gli avevano insegnato, spostarsi di albero in albero evitando i raggi di sole, muoversi come fruscii di vento sulle foglie per cogliere le prede ignare; dietro di loro, avanzavando come tori sui vetri, tre ragazzini, due maschi e una femminuccia, inciampando e lamentandosi di continuo.

I due uomini si girarono, sorridendo, con gli archi a tracolla.

”Ragazzi, vostra madre poteva stare in piedi sulla prua di una nave durante un uragano e vostro padre riusciva ad inseguire fuggiaschi per giorni, senza che loro se ne accorgessero, fin dentro i loro cessi”

L’altro uomo rise di gusto prendendo in braccio la bambina più piccola: ”Sono piccoli Baol ne hanno di strada prima di divenire tribuni, oggi siamo qua per trovare la cena”.

Aveva appena finito di parlare, ma non gli era sfuggito il lampo passato negli occhi verdi dell’amico, aveva alzato la testa come per sentire un rumore lontano ed i suoi occhi si erano tramutati in ghiaccio.

Un movimento e Baol si era era fuso nella sua natura scomparendo dalla vista di tutti.

Marzio Bravo prese a correre, diretto verso dove l’uomo aveva volto lo sguardo; i polmoni bruciavano ed i muscoli non erano più allenati come un tempo, ma riusci a scorgere l’amico con l’arco teso verso la strada: un uomo elegantemente vestito con una toga rossa cavalcava uno splendido cavallo in compagnia di un ragazzino che gli assolmigliava come una goccia d’acqua, basto uno sguardo per riconoscere il giudice Graziano Caniscalchi.

Lo sguardo di Baol evocava la morte ed i muscoli delle braccia erano tese allo spasmo, la freccia, foriera di morte, puntava dritto verso la testa dell’uomo ignaro; Marzio pose la mano sulla spalla dell’amico: ”Basta, non è più quel momento, ormai è finita”.

L’arco fu abbassato ed il tempo riprese a scorrere.

Passarono 10 anni da quel momento.

Il Gran Tribuno passò in rassegna le sue truppe scambiando un paio di parole con ognuna di esse; l’ultimo della fila con gli occhi rossi di pianto lo attendeva e lui lo strinse in un abbraccio: ”Andiamo, accompagnami che ho un sacco di cose da dirgli ancora!”.

Arrivarono in un piccolo cimitero in riva al mare che ospitava solamente due lapidi, la prima adornata con un cappello a tricorno, la seconda spoglia. L’uomo si fece avanti sedendosi accanto alla lapide, con le lacrime che gli rigavano il viso bruciato dal sole e coperto di cicatrici:

”Dal primo giorno che ti ho conosciuto sono stato convinto che saresti morto come ostaggio, nell’unico momento in cui ti avessi tolto gli occhi di dosso, invece sei morto come un Uomo, per seguire nella spirale la donna che amavi. Avrei voluto tu fossi rimasto Gran Tribuno, così da scorrazzare per qualche altra piccola avventura con la Puzzocacca; puoi stare tranquillo però che ai tuoi cuccioli baderò io: Lougrein sta dando l’esame per diventare tribuno, mentre Shillark ha deciso di seguire le mie orme, lo presenterò alla prossima luna al circolo druidico di Saluska, Romelia sta crescendo bella come la madre ed ha ereditato il suo caratteraccio.

Amico mio ti saluto, devo andare a discutere con Thelonius e Graziano della loro ultima trovata…”

Baol lasciò il piccolo cimitero con le tombe entrambe ornate, una con un cappello a tricorno, l’altra con una spada ed un cocco.

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