Il sangue scorreva dai piccoli fori sul collo di Alfred, i nosferatu avevano succhiato la linfa vitale che albergava in quel corpo ormai senza vita, il viaggio all’interno della spirale delle anime ricominciava: il traguardo delle ali nere attendeva sul fondo del vortice, mentre tutti gli stati dell’esistenza si stendevano nella mente del maggiordomo. Fu leone, bambino, drago, donna, madre e di nuovo uomo; tutto si mescolava nella sua anima, con figure angeliche e demoniache che gli sussurravano continuamente frasi di accusa e di elogio, come era diverso dal sogno del convivio, c’era meno disperazione ma nessuno appiglio a cui aggrapparsi per mantenere la sanità mentale.
Il sopra era sotto, la destra era sinistra, le sue mani non riuscivano a stringere le figure che gli passavano accanto, tutto andava ad infrangersi nell’oscurità sottostante, scomparendo dall’esistenza; i nosferatu gli si affiancarono, con le labbra ancora sporche del suo sangue, le creature lo schernivano e lo dilaniavano ancora con i loro artigli sporchi di terra e grumi di sangue. Alfred lottava con le unghie con i denti tentando di scalciarli lontano da lui, una luce squarciò il vortice, le creature vennero ridotte in polvere e il corpo di alfred venne arpionato da una forza ignota mai provata prima.
Si ritrovò in una stanza buia illuminata da poche torce con un essere dalle mani insanguinate chino sopra di lui, l’istinto superò la ragione, le mani scattarono alla bandoiera ed il primo pugnale colse la creatura alla spalla, un colpo di reni e lo stivale gli spaccava il naso con il sangue che spagliava sulla tunica, un altro si staccò dalla porta per fermare alfred pronunciando parole che lui non riusciva a comprendere, altri due pugnali sfrecciarono nell’aria conficcandosi nelle rotule dell’avversario che cadde in ginocchio prima che una ginocchiata al volto lo mandasse spalle a terra. La porta era l’unica va di fuga, il sangue martellava nella testa di alfred, con la vista che spariva ad ogni battito, spalancati i battenti un altro nemico gli si parò davanti con le braccia spalancate, finiti i pugnali il maggordomo sferrò un pugno al volto, saltando poi sopra le spalle diretto all’uscita. Un lampo accecante dilaniò l’oscurità e gli occhi di Alfred; una grandinata di colpi lo investi in pieno tutti diretti al corpo ed alle gambe, una voce si fece largo nella sua coscienza: “Brutto idiota che non sei altro, prima muori e poi mi colpisci, ma io ti ci rimando nella spirale delle anime a calci in culo!”
La voce di Lougrein ed il dolore sordo spazzarono via le ultime ombre dalla sua mente, il maggiordomo svenne nuovamente con un sorriso sulle labbra… sarebbe costato tanto pagare i sacerdoti per tacere i danni che aveva fatto, fortunatamente non aveva ucciso nessuno…ci avrebbe pensato Lougrein.