Dopo quattro anni era di nuovo solo, si sentiva strano, come perduto, si era abituato a stare con delle persone che reputava amici.
Amici.
Strana cosa gli amici, un giorno sembrano i tuoi fratelli, l’altro ti danno del mostro.
È per la tua sicurezza.
Durante la propria vita di alfiere aveva subito molte ferite e le cicatrici sul suo corpo ne erano la prova, ma nessuna di queste era tanto dolorosa quanto alla ferita nell’orgoglio.
Se credono che basti qualche parola per fermare un alfiere si sbagliano di grosso.
Solo io posso scegliere quali battaglie combattere, nessun altro, nessuno può fermarmi.
La rabbia, seppur tentasse di rinchiuderla nel suo cuore, cresceva di passo in passo fino a quando un intenso dolore alla testa lo fece crollare in ginocchio. Quando si rialzò, si rese subito conto di non essere più a Corcovlad, davanti a lui vi erano sei fiori tra nere fiamme che lentamente li stavano consumando.
Magnolia stellata.
-… E poi al convivio scorso ti sei dimenticato la tua kefiah nella mia borsa, purtroppo me ne sono resa conto solamente quando ero di nuovo a Sathor, e da allora non ci siamo più ritrovati… ma l’ho conservata bene, eccola è qui!
– No, è un regalo per te, purtroppo non ho avuto modo di dartelo di persona che i nobili ti facevano trottare come un ciuco da soma! Forse ti sembrerà strano detto da me… ma con questa spero che non ti dimenticherai mai chi sei veramente e da dove vieni.
La ragazza abbracciò energicamente l’alfiere lasciandolo per qualche istante senza fiato.
Dente di leone.
Il giovane angelo nero osservava ogni singolo movimento dell’amico in allenamento.
Era molto turbato dagli ultimi eventi successi alla bicocca, nella sua mente incubi e dubbi si sovrapponevano gli uni con gli altri.
– Ciao corvetto, è da un po’ che non ci vediamo…
Il solo pensare a quella frase gli fece gelare il sangue, poi una voce sorniona interruppe i suoi pensieri.
– Battiamo la fiacca oggi? O sua signoria è troppo stanca perché si alleni, oggi?
Garofano purpureo.
– Certo ora che siamo di nuovo tutti insieme potremmo chiedere a Ullian di fondare una carovana tutta nostra… Sarebbe una vera figata!
– La carovana Pupoljaka? Sicuramente un nome ce lo siamo fatto tra le varie contee…
– No, non più Pupoljaka… Dobbiamo trovargli un nuovo nome, oramai i fiori sono sbocciati! Ed io assumerò l’arduo compito di gospodar…
– Tu gospodar? Allora siamo messi bene…
Il ragazzo non riuscì a terminare la frase che scoppiò in una fragorosa risata.
Papavero rosso.
Dopo la pesante giornata i tre combattenti fecero ritorno nel vagon. Appena aprirono la porta, si ritrovarono di fronte tre giovani ragazze dagli abiti succinti che ridacchiavano tra di loro.
Appena le vide l’uomo con una lancia in mano sorrise in modo malizioso.
– Rahal mi dispiace ma stavolta devo dire di no, lo sai che ora sono impegnato con Kasumi!
– Anch’io evito…
– Ehi ma cosa andate a pensare voi due? Queste tre sono per me, dovrò pure recuperare il digiuno a Sathor, no?
Crisantemo cinereo.
– La smetti di evitare tutti i miei colpi per poi svanire? Combatti come un vero uomo!
– No grazie non ci tengo a essere aperto in due, e poi io sono solo un ragazzo ancora. Invincibile ma pur sempre un ragazzo.
– Spera solo che la tua solita ninna-nanna funzioni. Perché alla fine dovrai finire i tuoi incanti!
E infine l’ultimo,quello che era più lontano dagli altri, il fiore che gli era più caro.
Giglio bianco.
Comunque vada, rimarrai sempre nei miei pensieri.
Mi manca la tua determinazione.
Mi manca il tuo ardore.
Mi manca il tuo sorriso.
Semplicemente, mi manchi.
– “Li lascerai bruciare, fratellino?”
Zadnja si risvegliò nuovamente dentro Alemar.