– Ah, io non lo so… però hai visto com’è diventata pallida?
– Si starà ammalando?
– Beh, alla fine un po’ la salute se la rovina, a far quello che fa…
– Beh, comunque stamattina mi ha fatto pelo e contropelo, sissignore! Dovevate sentirla…
– L’abbiamo sentita…
– E comunque te lo meritavi…
– Sì, beh, un po’… comunque solitamente è più paziente… insomma… non era poi una cosa così grave…
– In effetti…
– Secondo me è lo stomaco… Gus dice che mangia molto meno del solito…
– Ho provato a parlarne anche con Lillian, ma mi ha detto che non sono affari che ci riguardano… deve essere roba da donne…
– Sì, sì, quelle storie là…
– …magari è incinta!
– No, no, secondo me…
Il drappello di novizi interruppe bruscamente il chiacchiericcio sommesso che saturava le pareti del corridoio davanti ai dormitori: da quanto tempo il loro gradito ospite (e a quanto sembrava grande amico e confidente dell’oggetto di tanto brusìo) era lì, a qualche passo di distanza, in procinto di svoltare l’angolo e dirigersi verso di loro? Quanto aveva ascoltato delle loro innocue (ma inopportune) chiacchiere?
Un silenzio imbarazzato accompagnò il passaggio di Alehandro Maquin’daar, che oltrepassò il gruppetto sorridendo maliziosamente di rimando, ma accompagnando al sorriso uno sguardo obliquo che avrebbe fatto sentir colpevole anche un prato intero di gigli.
– Credo che Mastro Grishi abbia bisogno di qualcuno che gli dia una mano con gli ultimi sigilli…
Immediatamente tutta la comitiva si disperse, approfittando di quell’informazione per recarsi in massa a offrire il proprio (spontaneo…) aiuto allo sciamano mezz’orco, che da una luna circa li aveva aiutati a proteggere la biblioteca dalla furia dei marosi.
Alehandro scosse la testa, proseguendo oltre. Aveva ovviamente ascoltato tutto, ma non era stato detto niente che non avesse già pensato anche lui. Non ci voleva un genio per sentire che nell’aria c’era qualcosa che non andava in Melisenda. Se n’erano accorti pure i novizi e gli apprendisti che era qualcosa di diverso dalla solita insonnia volontaria, o dallo stress da troppo studio.
Lo sentiva pure lui, distintamente, che stavolta non c’entravano nulla le manie di autolesionismo della sua amica.
Quando fu arrivato dinanzi alla porta della stanzetta che lei usava come alloggio personale, il bardo bussò con delicatezza alla porta, chiedendo il permesso di disturbarla. Gli rispose un grugnito, e lui lo interpretò come un invito a entrare.
Benché la conoscesse da anni, effettivamente rimase molto sorpreso dalla scena che gli si parò davanti: stringendo stizzosamente una molletta fra i denti (ah, ecco perché grugniva, pensò Alehandro), Melisenda era accoccolata a terra con aria indaffarata, anzi, per la precisione stava armeggiando dentro a un catino di latta pieno di panni… quegli stessi panni di forma rettangolare, candidi e profumati di bucato che pendevano a decine da tre fili tesi in mezzo alla stanza, dinanzi a una stufetta a legna che riscaldava l’ambiente.
Alehandro non aveva certo dimenticato sua madre, e nemmeno le ragazze del suo villaggio, e nemmeno le donne del circo, quindi ricordava benissimo di aver visto tante fogge diverse di panni immacolati scintillare al sole con cadenza regolare ed era abbastanza adulto e navigato da sapere a cosa servissero.
Però, in tutta la sua vita, non gli era mai capitato di vederne così tanti tutti insieme. Nemmeno le sei splendide figlie del mugnaio avevano mai appeso tanti di quei candidi rettangoli di stoffa fuori dalle loro finestre.
– M-mela…
– Mbeh – lo apostrofò lei togliendosi la molletta dalla bocca – ogni giorno che passa spero di non doverne lavare più… e invece no, mi è toccato anche fare a pezzi due interi lenzuoli di lino… maledizione! Come tutto il resto, vanno e vengono… e mi tocca pure perder tempo a fare la massaia, con tutto quel che ho da fare…
– Scusa ma… – Alehandro stava ancora cercando di digerire adeguatamente la notizia e di accantonare il discorso – …a parte questo… ehm… cos’altro è che va e viene?
Melisenda continuò ad appendere i panni, senza guardare in faccia Alehandro, visibilmente irritata dalla situazione. Sembrava davvero molto pallida, ma tutt’altro che debole e abbattuta. Non era decisamente insonnia, quella che la stava tormentando.
– La nausea, per esempio… dopo i pasti ogni tanto mi viene un voltastomaco che non mi sale alla gola nemmeno quando guardo questi maledetti e putridi bàigh che stanno appestando Mordian…
– E sì che ce ne vuole, di stomaco, per resistere alla loro vista…
– Appunto… e poi ogni tanto mi gira la testa… un bel po’… soprattutto quando cerco… ma tu sia maledetta, lurida pozza di vomito di Orione…
Alehandro attese pazientemente che la sua amica finisse di inveire pesantemente contro una molletta che le era caduta di mano.
– …dicevo, quando cerco di astrarmi per divinare… diventa tutto confuso, la testa mi scoppia e non riesco a vedere proprio un bel niente… su nessun argomento…
– Addirittura?
– Ci puoi scommettere che è così… e la notte… proprio…
– Non riesci a dormire?
– Sarebbe già qualcosa… no… dormo, ma non sogno quasi più.
Il bardo rimase in silenzio ad osservare Melisenda che volteggiava scattosamente da un filo all’altro, cercando qualche spazio vuoto tra i panni già appesi per potersi liberare del mucchietto che ancora languiva dentro al catino.
Stavolta c’era davvero qualcosa che non andava in lei.
Una divinatrice che non riesce più a divinare, una veggente che non riesce più a sognare… quanto doveva esser frustrante! E che strano malessere la stava consumando… qualcosa che andava e veniva… in modo irregolare…
Alehandro non poté fare a meno di pensare che tra meno di due giorni sarebbero partiti alla volta della Rosa Nera per indagare sulla piaga non-morta che affliggeva le coste di Trelven… ma era cosa saggia mettersi in viaggio così?
Continuò a fissarla. Nonostante il pessimo umore e nonostante il pallore diffuso, Melisenda sembrava scoppiare di salute. Quindi, se aveva deciso di partire, non ci sarebbe stato verso di convincerla a rimanersene al calduccio, in biblioteca, per evitare di esporsi a rischi inutili.
Però nulla gli levava dalla testa l’impressione che non fosse cosa da prendere sottogamba.
– Mela, sono preoccupato.
– Bah, prima o poi passerà. Mi sarò presa un colpo di freddo, con tutta quest’umidità.
Se l’era aspettato: come al solito, Melisenda minimizzava i problemi che la riguardavano dinanzi agli amici… benedetta donna, non imparava proprio mai! Era giunto il momento di farle una ramanzina seria in proposito e… ma i pensieri di Alehandro vennero smentiti inaspettatamente.
– No, sto mentendo. In realtà sono preoccupata anche io. Un bel po’ preoccupata.
Niente poté trattenere Alehandro dal pensare, di rimando: “Numi del Cielo!!! Allora è davvero gravissimo…”
Qualcosa di questi pensieri inopportuni guizzò involontariamente sul suo volto, ma fortunatamente passò del tutto inosservato, occultato com’era da decine di morbidi, profumati, quasi irreali panni candidi che dondolavano placidamente dinanzi a lui.
Distratto da altri suoi pensieri, o forse incantato dal movimento ipnotico di tutto quel biancore, a malapena si accorse che parte del suo cervello aveva preso una decisione indipendente dalla sua effettiva volontà. Infatti, non poté credere alle sue orecchie quando udì se stesso pronunciare delle parole che mai e poi mai avrebbe osato proferire in una situazione del genere:
– Dai, Mela, ti do una mano a stendere questi panni…
Acquisire la tremenda consapevolezza, sprofondare nel più profondo imbarazzo e maturare la confortante speranza di un pudico diniego da parte di Melisenda furono un tutt’uno nella mente di Alehandro.
Ahimé, gli andò male.
– Oh, sì, grazie, sei un tesoro.
Contro ogni sua convinzione da fedele cronista della Storia e di Se Stesso, Alehandro giurò che questo non l’avrebbe mai raccontato a nessuno.
Nemmeno sotto tortura.
ah ma allora ha davvero il ciclo? poveretta… ;P ;D
…e che ciclo! 😀
Mi hanno ispirato le note pre-gioco affidatemi dal master di campagna… la beneamata fradicia inizia a stare maluccio… e questo è solo l’inizio… perché ieri c’è stato il live, e ne sono successe di tutti i colori…
ho letto, ho letto… 😉
Infatti sono ancora tutta scombussolata… ma prima studio, poi ri-posto! (e se nel frattempo Frank mi degnasse del nuovo capitolo della storia di Noctulis…)
che vorrei tanto leggere anch’io tra l’altro. ho una certa simpatia per Noctulis e la sua bella…
Niente Noctulis, per ora, Alehandro deve dire la sua… Ma Noctulis tornerà presto, cari!
Sì, viva i piromani!