Era stata una lunga giornata.
L’aria Sathoriana sembrava essersi loro appiccicata. Pareva che avessero difficoltà ad allontanarsi da quella untuosa melma fatta di maschere e pizzi, vestiti eleganti e pensieri diabolici.
Troppe cose erano accadute. E troppo gravi.
Era tornato su questo mondo il RE della Stirpe Oscura dei folletti.
Nessuno nominava il suo nome, ma di certo era impresso ancora nella mente di tutti il momento in cui era stato vomitato in questo mondo, di come aveva tenuto testa agli altri tre maledetti che lo avevano preceduto e, soprattutto, con quanta facilità lo avesse fatto.
Nonostante ciò, il loro dolore, se possibile, era ancora più aspro.
Uno di loro, uno tra coloro che percorrevano a passi veloci la Grande Via, era caduto.
Senza rialzarsi.
Grande era stato lo sgomento tra quelli che gli erano stati vicini durante le ultime lune, sempre sul filo del rasoio, sempre ad un passo dalla salvezza o dalla dannazione eterna.
Purtroppo, la mattina gli era stata fatale.
E, come ultimo scherzo del destino, era stata proprio l’arma di una sua sestra a lasciarlo riverso al suolo.
Ora tutti stavano andando verso la loro terra natia. Una marcia stranamente silenziosa, per scortare le povere spoglie di un valoroso compagno.
Erano stati il Velik Baba e la sua Consorte a comprendere per primi che la sua anima era combattuta; voleva abbandonare questa terra di lacrime, troppo amara per un gioviale halfling, ma, al tempo stesso, era triste di non poter più sentire il caldo abbraccio di Elios o ammirare la splendente Elthrai.
Fu Corcoran che si offrì di risolvere la situazione e, come sempre, non era stato preso troppo sul serio.
Ma avvicinandosi a Corcovlad, le sue parole sembravano più serie del solito e la sua espressione, stranamente, poco assente.
I conti si erano decisi allora di fidarsi di lui.
Ben presto il vagon dovette fermarsi, poiché non riusciva ad infilarsi tra gli stretti pertugi che si aprivano nel fitto sottobosco. Allora la marcia laconica continuò a piedi.
La salma era riposta su un tessuto rosso e i brat li presenti si alternavano nel sostegno.
Ad un certo punto la triste colonna si arrestò.
“Fermatevi qui. Voi non potete continuare oltre.”
“Cosa stai dicendo?!” tuono la contessa Katrinalea.
“Su, su… Se dice così dobbiamo fidarci..”
“Ullian! È Corcoran!!!”
“Lo so, mia cara. Ma dovresti vedere anche tu che non è il solito Corcoran..”
“Certo!! Ha la trombetta ridotta ad una sfoglia…”
“Non è per quello… Sono i suoi occhi… I suoi silenzi… Facciamo come dice lui…”
Sconsolati e scettici tutti i Figli della Grande Via li riuniti, acconsentirono e lasciarono che l’Arcibardo portasse la salma con le sue sole forze.
Mano mano che si allontanava dagli altri, Corcoran era sempre più deciso e volenteroso di portare a compimento ciò che si era prefissato…
E ci sarebbe riuscito…
Dopo diversi giri di clessidra, ormai vicini al crepuscolo, arrivò ad una quercia come poche ne esistevano. Alta decine e decine di braccia. E già si era formata attorno a lui, invisibile così nascosta tra i cespugli amici, una minuta folla di piccoli esseri.
Lasciò il povero halfling a terra e guardò la cima della quercia.
“Costui è una persona buona. È caduto sotto i colpi di uno dei Principi Oscuri. Che il suo destino sia quello che deve essere.” Prese in mano l’armonica del piccolo amico e la suonò mestamente.
Gli osservatori invisibili che erano rimasti fino a quell’istante nascosti, si mossero verso colui che consideravano il mortale più vicino a loro e lo osservarono in silenzio. Commossi.
Infine un giovane folletto si staccò dalla mano di sua madre, andò, quasi gattonando verso di lui e gli tirò un lembo del gilet multicolore. Lui sorrise e lo prese in collo.
Il piccolo indicò l’armonica che il corpulento alemarita aveva in mano.
“La vuoi?”
E il piccolo annuì.
“Va bene, prendila… Ora è tua… Ma trattala bene… Era di una grande persona….”
Il Piccolo Popolo si strinse attorno a lui, conscio che stava per accadere una magia.
I brat e le sestre, che fino ad allora avevano atteso lontani, come aveva richiesto la loro guida, divennero sempre più impazienti.
Infine i due Alfieri del Vento, che scortavano la processione, si stancarono di aspettare e avanzarono verso dove sarebbe dovuto essere il povero cadavere ma non trovarono null’altro che un masso piatto ricoperto di muschio, privo di qualunque traccia.
Intravidero soltanto una treccia rossa lontana un centinaio di braccia, qualche piccolo essere attorno a questa e sentirono una musica mesta che accompagnava alcune parole:
“C’era una volta un mio amico…. Carambola era il suo nome… Egli era il più coraggioso degli halfling… E loro sono molto coraggiosi di natura… Un giorno, mentre era in un posto freddo e desolato, a quello che doveva essere un gran ballo di Inverno, intravide una figura di dimensioni doppie rispetto alle sue che gli si avvicinava “Buona sera!! Sono Corcoran Ildebrand Carabac e non ho la più pallida idea di come sono arrivato fin qui!!”……….”
Poi il tutto si fece indistinto, incomprensibile e si perse nel fitto della foresta incantata…