Kasumoto si era fermato vicino a un ruscello e lì aveva allestito un piccolo bivacco. La zona era deserta e poteva godersi qualche ora di meritato riposo, mentre il sole non era ancora tramontato e ancora indugiava sulla linea dell’orizzonte. Era stanco, molto stanco, ma nemmeno in quelle condizioni avrebbe rinunciato al refrigerio che l’acqua fresca avrebbe potuto dare alla sua pelle riarsa dal vento.
Così, dopo aver allentato le cinghie dell’armatura, si chinò su una piccola polla d’acqua ferma e limpida per sciacquarsi il viso.
Ma, non appena si avvicinò ad essa, accadde qualcosa che lo fece sussultare: il suo riflesso sullo specchio d’acqua sembrò vorticare su se stesso sulla superficie perfettamente liscia della polla. In pochi istanti scomparve del tutto e al suo posto si delineò, evanescente, il volto fiero e risoluto della sua signora. Benché ormai fosse abituato ai prodigi di cui Kaessandria era capace, rimase piuttosto sbalordito dall’accadimento, e si inchinò di scatto, con un movimento piuttosto goffo. Senza sapere perché, sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
Il riflesso della veggente iniziò a parlare con voce stranamente lugubre, ma al tempo stesso determinata, che a lui risuonava quasi come un’eco lontana.
– Kasumoto, figlio mio. Non abbiamo molto tempo. Ascoltami bene.
– Avete la mia più totale attenzione, mia Signora.
– Il momento è giunto, nobile samurai. Mi auguro che tu sia pronto per affrontarlo.
– Qualsiasi cosa per onorarvi, mia Signora.
– Sto per chiederti di fare un grande sacrificio, bada. La prova peggiore che sarai mai costretto ad affrontare, in verità. Ma dovrai eseguire tutte le mie istruzioni alla lettera e, per quanto ti possa sembrare crudele ciò che ti chiedo, sappi che non c’è altra via.
– Non capisco, mia Signora.
– E non capirai mai, perché non posso spiegarti tutto. Devi fidarti di me.
– Mi fido ciecamente di voi, mia Signora, o non vi avrei chiesto di potervi servire.
Kaessandria annuì gravemente. Kasumoto ebbe l’impressione che fosse molto invecchiata dall’ultima volta che l’aveva incontrata.
– Molto bene. Ecco cosa devi fare. Torna sui tuoi passi e dirigiti verso le Piane Centrali, ai margini delle Cime Guardiane del Sud. Stai tranquillo, qualunque strada prenderai non cadrai in bocca al nemico e nessuno ostacolerà il tuo cammino. Attendi finché non saranno trascorse due lune a partire da adesso e poi recati in gran segreto in un villaggio di nome Telemar…
Kasumoto sussultò. – Avete detto Telemar? Ma è…
– Sì, sì, – tagliò corto la veggente – È proprio quello che pensi. Ti verrà concesso ciò che attendi da una vita. Ti verrà data una possibilità e sono sicura che saprai riconoscerla e coglierla come merita.
Il samurai sentì un tuffo al cuore. Un erede… era dunque lì che…
– Tuttavia, – proseguì Kaessandria – dopo che avrai fatto della tua opportunità ciò che desideri, devi essere rapido a ritornare qui da noi prima che puoi. E, una volta arrivato, dovrai andare senza indugi a cercare Naima e le dovrai comunicare che non tornerai mai più. Dille che la famiglia per te è un ostacolo, e che devi seguire la via che il tuo onore di Dragone di Giada ti impone.
No, non ci credo. Non può chiedermi questo. Ma Kaessandria continuava, imperterrita. Kasumoto l’ascoltava come fosse in trance.
– Parlale pure di ciò che troverai a Telemar, ma ovviamente non fare menzione del fatto che ti ho chiesto io di lasciarla. Dovrai essere irremovibile a qualsiasi compromesso, per quanto intelligente e accettabile. Dovrai mostrarti duro, irreprensibile, e mettere da parte il tuo amore sia per lei che per tua figlia…
Spezzare il cuore di Naima? Perché? Perché, numi del cielo, PERCHÉ?
– … e, a proposito di Mel’Ishnd, tra l’altro, non devi rivolgerle la parola, non devi cercarla e devi fare come se non esistesse. Io farò in modo che tu non sia costretto a vederla. Non voglio torturarti inutilmente: già sarà mostruoso affrontare mia figlia, figuriamoci quanto sarebbe penoso un confronto diretto la piccola.
Kasumoto era raggelato. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Per un istante, un solo, lunghissimo istante, pensò che in realtà stava vivendo un incubo, e presto si sarebbe svegliato. Quella non poteva essere Kaessandria, la vera Kaessandria. Non poteva essere lei. Doveva esserci qualche imbroglio…
– Nessun imbroglio, Kasumoto. Ti leggo dentro come un libro aperto.
– Mia Signora… è che io non riesco a credere che voi mi stiate chiedendo questo…
– Sì, lo so. Lo capisco. – La veggente sospirò. – Ma è un piano che sto preparando da molto prima che tu nascessi, Kasumoto. Io devo salvare il mio popolo, la mia anima, la tua e quella di mia nipote. Se non mi aiuti, tutto sarà stato vano, figlio mio.
– Io… io non capisco…
– Non posso spiegarti, te l’ho già detto. Devi avere fiducia in me.
– Io mi fido… mi fido di voi più che di me stesso… ma, Venerabile… mi state dicendo… mi state dicendo che io dovrei abbandonare per sempre le due persone che più amo al mondo e nel modo per loro più doloroso? Mi state dicendo che devo fare il possibile perché loro mi odino? È così?
– Sì, è così. E ti dico anche che sei maledetto, Kasumoto. Sei condannato ad una sorte tremenda e ineluttabile, e che hai solo una possibilità di salvarti l’anima. Kyujidren non perdona chi non sarà mai in grado di scegliere fra onore e amore.
Kasumoto rimase assolutamente senza parole, con gli occhi sgranati, senza riuscire a dire niente.
Allora lui sarebbe venuto a cercarlo, prima o poi. Lui, l’onta della sua stirpe, colui che si era dannato l’anima per amore di una donna… colui il cui nome era stato perso fra le pieghe della memoria e della vergogna, che aveva rinnegato le sue tradizioni, i suoi ideali, tutta una vita di perfetto equilibrio interiore e adesso vagava nelle Ombre in eterno, relitto dell’uomo che era stato un tempo… e la Katana della Pagoda Nera si sarebbe nutrita anche della sua anima…
Ma perché, perché?
Ancora una volta, Kaessandria prevenne i suoi pensieri.
– Ascoltami, Kasumoto: la tua devozione per Naima e la vostra bambina è sincera e profonda tanto quanto il tuo desiderio di ricostituire la stirpe di combattenti alla quale appartieni, in modo da recuperare tutto ciò che un tempo era vostro. Ma questi, converrai con me, non sono sentimenti facili da conciliare, e tu sei un’anima sensibile. Qualsiasi cosa sceglierai, proverai sempre rimpianto per la scelta che non hai fatto. Quindi, non avresti scampo in alcun modo.
Però, se farai quello che ti ho chiesto, la tua anima troverà la libertà, e la tua prigionia sarà di breve durata. Dopotutto, se mi obbedisci, non farai altro che seguire il Bushido e saprai che il tuo sacrificio non è stato vano, poiché il mio piano verrà portato a compimento. Molte vite verranno risparmiate grazie a te. Anche, e soprattutto, quella di tua figlia.
– M-Mitzuko…?
– Ti sembrerà strano, ma se il ricordo del momento esatto in cui tu rinnegherai la tua famiglia le rimarrà ben impresso nella memoria, allora sarà proprio lei, insieme al tuo erede, ad affrancarti dalla prigionia che ti attende. Tu fallirai, e loro sopravvivranno. E, forse, insieme troveranno la strada che inutilmente ti affannerai a cercare.
Kasumoto si dominava a fatica. Respirava a fatica, eppure non riusciva a smettere di fissare gli occhi azzurri e gravi che lo sostenevano il suo sguardo senza alcuna difficoltà. Era dunque così, la sua Signora… così potente, così saggia, così giusta… e così terribile. Così calma, glaciale, apparentemente priva di emozioni.
Eppure, non poteva non obbedirgli. Conosceva i suoi doveri. Si fidava davvero delle sue parole. Ciecamente. L’aveva detto lui stesso. Ciecamente.
– C’è dell’altro.
– D-dite, mia Signora.
– Perché tutto vada come deve andare, il tuo erede non dovrà mai sapere nulla di noi. Cancellaci dalla tua mente nel momento in cui metterai piede fuori dall’oasi. Ciò che ci accadrà non dovrà più interessarti. Non rivelare a nessuno i tuoi legami con il Deserto Grigio. Mai.
Kasumoto osservava ancora la polla con occhi sbarrati, incapace di dire alcunché. Kaessandria gli concesse ancora qualche lungo istante per digerire quanto aveva udito fino a quel momento, poi sospirò.
– Il tempo che ci è concesso qui sta per scadere, figlio mio. Allora, farai come ti ho detto di fare? Alla lettera?
La voce di Kasumoto si fece improvvisamente ferma. La sua mente era tornata lucida. – Sì, mia signora. Farò come dite.
– Lo giuri sul tuo onore di Dragone di Giada?
– Giuro sul mio onore. Ogni singolo dettaglio.
– Bene, è quello che desideravo sentire. Sono fiera di te, samurai.
L’orgoglio della tua stirpe e il disonore della tua famiglia… Questo gli si chiedeva di essere. Questo sarebbe stato. Per un bene comune e superiore che non conosceva e non gli era concesso comprendere.
Ma non era ancora finita.
– Ci sono ancora alcuni dettagli di cui vorrei tu ti occupassi, a tempo debito.
Il samurai annuì, semplicemente, e restò in attesa, in silenzio.
– Prima di tutto, una piccola correzione riguardo a ciò che ti ho detto prima. Qualcuno deve sapere cosa è successo, per filo e per segno, quando tu non ci sarai più. I tuoi due eredi meritano di conoscere la verità. Dovrai render conto a tua figlia di ciò che io ti ho spinto a fare (tutto ciò che sai, e ti rendi ben conto di non sapere tutto) e devi rendere partecipe il tuo erede del nostro legame, della sua famiglia originaria e di tutto quello che hai saputo da me. Lascia dunque loro una lettera sigillata, che consegnerai al quarto elemento della tua antica compagnia di ventura di cui mi parlarsi un tempo. Oggi quell’uomo combatte per la tua stessa causa nelle fila dei seguaci del Fanciullo Guerriero, ma un giorno vivrà presso l’Occaso e là forse avrà la possibilità di incontrare i tuoi eredi, o forse verranno loro stessi a cercarlo. Forse avranno già scoperto molte cose da soli, ma è importante che in qualche modo sia tu a spiegar loro cosa è davvero successo.
– Lo farò, mia Signora.
– Molto bene. Inoltre, poiché lo meriti più di ogni altra creatura al mondo, condividerò con te qualcosa di cui sono venuta a conoscenza da poco tempo.
L’acqua della polla sembrò ribollire per un attimo, e subito dopo un’immagine molto nitida si formò su di essa. Sembrava una sorta di mappa che partiva dal punto dove Kasumoto si trovava e scorreva via via, lontano, fra nomi e indicazioni tracciate sulla carta… fino a che, in corrispondenza delle Cime Guardiane del Sud, la carta divenne reale e mostrò al samurai un baratro oscuro, buio come la pece. In fondo ad esso, intravide un bagliore dapprima tenue, poi via via sempre più abbagliante… infine, apparve un anfratto dalla curiosa forma triangolare e, dentro di esso, abbandonata fra i detriti di una frana, una splendida katana che non aveva risentito per niente dell’umidità del luogo né del tempo che probabilmente era trascorso impietoso. Kasumoto ebbe un tuffo al cuore e sentì la voce di Kaessandria risuonare nella sua testa.
– Quella che stai vedendo è l’esatta ubicazione del luogo dove si trova una delle nove spade sacre al Drago. Lui l’ha persa durante una delle battaglie più cruente che avesse mai affrontato e non è più riuscito a ritrovarla. Ricordati bene ciò che hai visto, ricordati del luogo preciso dove Murasame sta aspettando che un virtuoso samurai la raccolga e la custodisca nuovamente. Rivela pure al tuo erede ciò che sai, quando i tempi saranno maturi.
Kasumoto era ancora perso nella contemplazione dell’incredibile rivelazione che gli era stata appena concessa e a malapena si accorse che Kaessandria aveva interrotto laconicamente il discorso e che la sua immagine era tornata a riaffiorare a pelo dell’acqua.
– Un’ultima cosa. Desidererei, se sei d’accordo, che il tuo erede prendesse il nome di Hakù Hashim. Il primo nome è nella tua lingua e indica il colore bianco, nonché la sua integrità e purezza; il secondo è nell’antica lingua del Deserto Grigio e significa colui che distrugge il Male. Prima o poi scoprirai quanto questi due nomi saranno appropriati per il tuo figliastro. Tuttavia, rivelagli solo il suo nome orientale, altrimenti potrebbe farsi delle domande che non deve assolutamente porsi.
Kasumoto annuì con decisione. – Sì, mia Signora. Farò come dite.
– Molto bene. Allora direi che è giunto il momento di salutarsi.
– Ci… ci rivedremo ancora?
L’immagine di Kaessandria sorrise con amarezza. – No, mio grande. Io non potrò esserti accanto quando tornerai. Ma non considerarti sciolto dal tuo impegno con me. Vivi la tua vita e fai ciò che devi al meglio. Questo è l’ultimo ordine che Kaessandria Ashavari Tensh’Elijh intende darti da qui alla sua fine.
Mai più. Non la rivedrò mai più. Se l’avesse saputo… se solo lei glielo avesse rivelato, dodici lune prima… Era già tutto scritto. Oh, no. Non glielo aveva detto perché la sua anima non si appesantisse inutilmente. Perché la sua partenza sembrasse simile alle altre. Perché il suo cuore non lo tradisse. Mia Signora… che cosa mai alberga nel tuo cuore? Non lo scoprirò… non lo scoprirò mai… mai più.
– Talib vegli su di te, generoso figlio del Drago. Hai fatto la scelta giusta. Avrei veramente voluto vederti crescere mia nipote, ma il destino ha deciso diversamente. I tuoi avi sono già orgogliosi di te e lo saranno sempre. Anche io sono orgogliosa di te.
– Mia Signora… servirvi è stato un grande onore, per me.
– È stato un grande onore anche per me averti al mio fianco in questo viaggio solitario che è la vita… Addio Kasumoto, nobile samurai.
– Addio Kaessandria, mia venerabile Signora.
Il riflesso della veggente disparve, sprofondando letteralmente sotto il limo in fondo alla polla. Kasumoto rimase a fissare la superficie dell’acqua appena increspata dal vento. Si sentiva svuotato, eppure in testa gli rimbombavano centinaia di pensieri. Centinaia e centinaia di pensieri.
Quando finalmente distolse lo sguardo, la luna era già alta nel cielo e Kasumoto non si era mai sentito così solo in vita sua.
Mizzega….ma che donna Kaessandria… miiii che doloriiiii
Le è convenuto morire prima che la Cecata potesse capire..se no quella la sbranava la nonna!!!:D
sob…che accanimento il fato… 🙁
ma prima poi una rivincita la cecata la deve prendere, se no qui non va mica tanto bene, insomma!!!
Prima o poi la rivincita della cecata arriverà, non dubità!
E verrà svelato il perché di tutto questo accanimento… ma toccherà attendere a lungo… 😀
No! Kaessendria muore, no!
Rimane (almeno a me) l’idea che non sia davvero cattiva. Si è giocata il tutto per tutto pur di salvare il suo popolo, no?
Per me è stata coraggiosa. Mi dispiace solo che per portare a termine il suo compito abbiano dovuto soffrire così tante persone.
Eh, oddio, prima o poi deve morì di vecchiaia anche lei, noh? 😀
Ma non tanto presto… ancora mancano diversi capitoli di questa triste storia…
Kaessendria… Maledetta Megera dal cuore di ghiaccio…. quanto la adoro!!!!
Però ti giuro m’è venuto un groppo in gola x il povero Kasumoto…
E’ destino che gli uomini debbano subì, paracci… 😀
Comunque, per quanto sia bastarda, la adoro anche io…
L’ho sempre detto, il bushido è una tagliola alle paxxe… Ma che un pòro samurai non può vivere come gli pare ?
Io faccio il tifo per Kaessandria, ovviamente… I vegenti ne sanno di brutto anche quando rompono i quaglioni…
e rivincita avrà!! Ci potete giurare … 😛
Noc: ….e te ne sai qualcosa, vero? Mastro OREN… :PPPPPPPPPP
Clà: ma quanto tocca aspettà, però!!!! meno male che adesso ho una quasi-allieva da indottrinare alla vendetta-tremenda-vendetta… MUAAAAAAAAGRGGHHHHHH, SPACCHIAMO TUTTOOOOO!!!!!! ma con stile.
Che bello…..
Una allieva alla vendetta….
e una che vorrebbe imparare TUTTO da Melisenda….
Sob, come si sente inadeguata Miralys…..Chi le darà una manina?
soprattutto, chi l’aiuterà a scrollarsi di dosso tutti questi ” sentimenti”?!
Me ne ero Liberata e ora fanno di nuovo capolino, e che cavolo!!!!!MELA, AIUTO!!!!!!
Oddio, per voler imparare da Melisenda uno deve essere *davvero* disperato…. 😀
Vieni, vieni, cara la mia consorella! Vieni che ti insegno a castigare i demoni…
a proposito, siccome ci devo scrivere sopra, ma dov’è esattamente che stiamo andando noi tre?
A prenderla nel baugigi? 😛
Al momento io personalmente sto tornando alla Corte Celeste… assorta nei miei pensieri di donna assorta… 😀
Confermo, stiamo andando alla corte celeste.
Siamo partiti penso il giorno dopo con la regina…almeno siamo in una botte de ferro!!!
Si spera…..O_o….