“Non faccio altro che rimettere a posto questa cotta di maglia… Non so nemmeno come faccia a stare ancora unita tra sé e sé….” pensò Logan “… e quasi sicuramente quella moretta non mi aspetterà assolutamente alla locanda… Pazienza, un bel bagno caldo, un bel gallone di birra e a letto tranquillo… Chissà come diamine si dice gallone in valdemarita… Gallòn? Boh… Al massimo gli dico dieci bicchieri, ma uno per volta… Si farò così!” alfine si risolse il nerboruto guerriero.
La sua sorpresa fu massima quando varcando la porta della locanda gli si fece incontro un oste esile e slanciato…. Non aveva mai visto un oste così secco… Ma non fu questo che lo lasciò di marmo, quanto ciò che gli disse subito dopo: “Messier Logàn? Vi aspettano al tavolo d’angolo…. Una donzella… Alquanto graziosa, se mi permettete. Dice di chiamarsi Claudine.” “Chiccazz…. AH GIUSTO! Grazie ostè… Mi porti due boccali di birra scura. E del maiale arrosto!”
“Oui messier, ma la signorina ha già ordinato…”
“Perfetto. Perché la birra e il maiale sono miei!”
Baldanzoso scorse tutta la sala, impigliandosi con lo spadone su uno sgabello, che lo seguì fino al tavolo, e che venne prontamente usato per sedercisi.
“Ma allora avete accettato la mia proposta… Ho pensato di avervi solo spaventato…”
“Ci vuole altro per spaventarmi. Inoltre mi avete offerto il vostro VinoDivino, mi pareva scortese non ricambiare…”
Intanto arrivò l’oste con i due boccali di birra. Erano un po’ piccoli per Logan che, mentre lo smilzo locandiere posò il secondo boccale e l’arrosto, scolò il primo e lo rese vuoto.
“Un’altra per favore” L’uomo in piedi, girò sui tacchi e andò lesto a riempirlo.
“Avevate una gran sete, eh?”
“Oh… Non immaginate la fame… Volete favorire?”
“Come potrei rifiutare…”
“Però…. Alla gardanita… Senza posate…”
“Beh, se pensate sia una ragazzina dei salotti valdemariti, vi sbagliate di grosso…”
Disse con un sorriso sardonico la giovane, mentre posava forchetta e coltello per tirar su le maniche ed iniziare la scalata alla montagna di carne. A quella vista, la fame di Logan, se possibile, aumentò e in pochi giri di clessidra le ossa erano belle bianche, i contorni delle bocche belli rossi, sei boccali di birra belli vuoti e una bottiglia di vino, per la signora, bella e scolata.
“Saremmo i clienti preferiti di ogni oste… non immaginavo che aveste un appetito così… così…. Così!”
“Non immaginate quanto appetito io abbia” disse Claudine dopo essersi pulita la bocca con un pezzo di pane ed averlo mangiato, sbattendo le ciglia in modo ipnotico lasciandosi guardare da Logan inebetito.
“Non immagino molte cose… Ad esempio…” si riprese ”Quando ci siamo salutati poche ore fa, abbiamo iniziato un discorso… Rimembrate?”
“Oh certo…” rispose, smettendo di scuotere le palpebre in modo così provocante “Uno di quelli che iniziano col piede sbagliato, ma possono finire molto bene…”
“Esatto… Ecco, diciamo che il mio…”
“LOGAN! BEN TROVATO!!”
“CHICCAZZ?!? VOLK HARI! VOLKA KATYA! CHE PIACERE TROVARVI QUI!” Al veder entrare presso lo Chat Noir Volk Hari con la sua neo promessa sposa, Claudine perse totalmente il sorriso e parve riprendersi subito dai fumi dell’alcol.
“Beh Logan, è una delle poche locande che hanno deciso di rimanere aperte in zona. Se non vuoi altro, tra poco arriveranno anche gli altri. Te ne sei andato mentre litigavano. La faccenda è durata un po’ troppo per i miei gusti, ma alla fine sono arrivati alla conclusione…. “
“Si infatti… È stato noioso e quasi fastidioso che persone con così tanti denari addosso, litigassero per un pugno di idre… Ma non volevamo disturbarvi… Di cosa parlavate? Possiamo unirci a voi?” lo interruppe Katia.
“Mah… Di vino, birra e…” iniziò Logan.
“…E MAIALE!” affermò risoluta la mora.
“Oh, benissimo! Il maiale è anche la mia passione, sapete? Ne ho anche visti scannare diversi…”
“ Di chi non è la passione” affermò Hari. Non sapeva come mai, ma con la sua sensibilità aveva avvertito un certo attrito tra le due dame al tavolo. “Ordiniamone un’altra porzione” affermò guardando Logan.
“OSTE! ANCORA MAIALE! E PATATE!” gridò l’energumeno all’insegna del biondo gestore del Gatto Nero. “Insomma siamo diventati il tavolo maiale e patate… Presso alcune bettole in cui mi sono recato in passato, poteva essere un nome in codice per altro…”
“Tipo?” chiese la nobile khartasiana.
“Tipo il tavolo con le meretrici, suppongo” affermo Claudine, sottolineando il termine meretrici, mentre guardava in tralice l’altra, che ricambiava volentieri l’occhiataccia, rimandandone una altrettanto poderosa alla mittente. Fortunatamente arrivò l’oste con un altro vassoio di carne, posto debitamente al centro della tempesta di sguardi femminei, altrimenti probabilmente sarebbe andato a fuoco il tavolo. I primi ad avventarcisi furono ovviamente Hari e Katya, ancora digiuni e fu allora Logan a prendere la parola “Meno male che Jean Claude aveva tenuto la sua mossa segreta per il Predatore, altrimenti sarebbe stato molto peggio per tutti…” “Già… Questo Jean Claude pare essere una colonna di questa Ventura… Ma è sempre una testa calda come poco fa?”
“No Katya, solitamente è possente di braccia quanto mite di carattere” la rassicurò Hari.
“Per riuscire in questo deve essere sicuramente un uomo di grande spiritualit…”
“FLUIDITÀ è il termine corretto” la interruppe Logan, preferendo andare a parare altrove.
“Mentre degli altri vostri compagni cosa mi dite? Mi pare che quel tale Raul sia uno delle guide, se non il leader. E l’altro, Diego, deve essere il suo braccio destro o mi sbaglio?”
Come se il Fato avesse voluto fare una battuta, in lontananza si sentirono una paio di spari. La maggior parte dei commensali allora salì al piano superiore, barricandocisi, o si sbrigò ad uscire. Appena prima che la porta decedesse sui suoi stessi cardini, sospinta da un uomo in armatura pesante e la faccia arrabbiata.
“Jean Claude!” lo apostrofò Logan “Finalmente! Si vede che sei un cazzo di taccagno, oh! Per quanto? Cinque idre, due cenette?”
“Senti, non ti ci mettere anche te, sennò finisce a manata stasera!”
“Dai prendi un tavolo e unisciti a noi!” Volk Hari sembrò estremamente sollevato dall’arrivo rumoroso del Virtuoso. E nel giro di un battito di ciglia, entrarono anche gli altri Randelli. Raul e il Fidato Diego secondi, Jean Jaques subito dietro, guardandosi attorno, Almodena che stava rinfoderando, vicina a Vivy e in ultimo il Freddo, che probabilmente era quello che meno gradiva le entrate scenografiche dei suoi compagni. Si limitò ad attraversare la soglia, ove ormai rimanevano solo i cardini, a memoria della povera porta che prima era presente. In breve, erano presenti il doppio delle persone che originariamente animavano il locale e l’oste, un po’ per il mero timore un po’ per le entrate che sarebbero arrivate, decise di soprassedere volentieri alla mutilazione della facciata della sua locanda.
Ovviamente la situazione era alquanto rumorosa.
Alcuni continuavano a maledire il Direttore che aveva osato insinuare che uno del gruppo avesse tentato di fregare compagni d’arme, altri invece festeggiavano l’ennesimo schifo di mostro ricacciato dove avrebbe dovuto rimanere. In breve i boccali di birra vuoti si moltiplicarono, così come le bottiglie di vetro scuro raccolte infondo al bancone. La cucina mal riusciva a sostenere tutta la richiesta di carne, ma alla fine, tutti ebbero di che mangiare. Appena tutti si quietarono, prese la parola Volka Katya che iniziò a chiedere come gli eroi di Caponord avessero preso i proclami della mattina e come pensavano che avrebbero portato avanti le varie cerche affidate ad ogni ordine. Nel sentire quella sequela di domande, manco fosse un interrogatorio, Claudine scolò l’ultimo bicchiere di vino e si alzò, guardando prima i commensali e poi Logan:
“mi spiace, noi abbiamo praticamente finito e pensavamo proprio di farci un bel bagno… Vero Logan?”
“Ah… Vero? Sì sì! Certamente. Mi pare il caso, dopo aver abbattuto quello schifo di Predatore… Mi ha sporcato di sangue tutte le vesti e…”
“ENSOMMA È IL MOMENTO DE CHICHIARE!?” Esplose Jean Claude, subito seguito a ruota da Raul e Diego che incitavano il gigantesco compagno. “Ragazzi, state calmi. Non si dicono queste cose. Sono un gentiluomo… E sono anche magnanimo. Vi lascio il mio pezzo di dolce e tutta l’intimità di cui abbisognate….”
“… chè noi andremo a goderci la nostra” terminò Claudine prendendo per mano l’omone gardanita, che lanciò qualche scaglia sul bancone, mentre la sua compagna prendeva da un tavolo lasciato incustodito una piccola bottiglia da liquore.
Si levò un boato di acclamazione e una serie di boccali e calici si alzarono. “Bonne nuit a tutti!” aggiunse la mora
“ ’notte ragazzi, fate i bravi, arrivederci Volka Katya!”
“Ciao Logan, riposatevi” chiuse Hari, dato che gli altri erano subito passati a terrorizzare l’oste, sparando alle bottiglie vuote.
Mentre avevano già imboccato il primo scalino, Katya concluse con un “Divertitevi!” che fece stringere la mano di Logan ancora più forte.
“Ci puoi giurare, bastarda” sussurrò Claudine senza girarsi.