Dalla Sabbia alle Terre di Nessuno

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La pioggia sferza la pianura, mentre il carro scoperto, con il suo carico di esseri umani, lascia solchi nel terreno avanzando verso la colonia penale dello Spiantato, laggiù, nella terra di nessuno.

Ripenso ai miei ultimi giorni ad Athar, nei vicoli della città, dove il neonato Regno sta rastrellando i tipi come me e i miei compagni di viaggio per “ripulire” la sozzura dell’ormai nemico Impero; l’ombra dei palazzi copriva le piccole ruberie e le truffe, cose ormai imperdonabili con questi sedicenti cavalieri. Sembra che lo spirito divino ormai perni le loro pompose armature, come se fino a pochi anni fa non fossero criminali tanto quanto e forse più di me.

Il processo è durato il tempo di sputare per terra: gli indesiderati, ormai, possono scegliere solo tra la morte e la deportazione, scortati da gagliardi scudieri che andranno a rimpolpare le fila della masnada dello Spiantato. Tutte belle parole e preghiere, ma non si accorgono che le manette ci lacerano i polsi, scavando la carne ad ogni sobbalzo del carro.

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Siamo arrivati al campo base, ci hanno fatto scendere e dato delle vesti pulite, i nostri ferri sono stati cambiati con un bracciale, incantato dicono, le nostre lesioni pulite; la seconda in comando, Cyra si chiama, non smette un attimo di parlare, ci elenca le regole, poche e piuttosto semplici così che anche i tanti che non sanno leggere le capiscano; lo Spiantato non lo abbiamo ancora visto, dicono che sia con la sua élite in missione.

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Il lavoro al campo non finisce mai, ci sono da scavare le latrine, montare e smontare le tende ad ogni avanzamento, i turni di guardia infiniti e il buio della notte da affrontare. L’unica cosa buona è che anche i pretacci e gli scudieri fanno il nostro stesso lavoro, probabilmente non avevano mai sudato in vita loro; Cyra guida il campo per ricongiungerci con il nostro aguzzino, ogni passo di marcia è scandito dalle note del suo strumento, è pesante portarsi dietro tutto, ma almeno lei è gentile e ha una parola per tutti, anche cento parole.

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Oggi abbiamo avuto il primo scontro: un gruppo di predoni ha assaltato il convoglio, le sentinelle ci hanno avvertito per tempo, ma molti di noi non avevano mai combattuto. Il cozzare delle armi e le urla dei feriti non si sentono in città, stavo per essere trafitto da una lancia, ma uno dei Prefectus si è frapposto, deviando il colpo che mi avrebbe ucciso; nel mezzo della mischia due dei galeotti se la sono data a gambe, due rapide frecce scoccate dai nostri le hanno abbattute prima che riuscissero a fare cinquanta passi, ci avevano detto la prima regola.

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E’ passata una settimana dallo scontro, ci hanno radunati tutti per l’addestramento militare mattutino. I Prefecti e i Cappellani hanno istruito i più, una campana ha annunciato il ritorno dello Spiantato: che faccia da scemo che ha. Lui ed i suoi membri dell’élite sono tornati con delle casse che sono state immediatamente stipate nei carri; si è presentato, ha ripetuto le regole e si è messo ad addestrarci con gli altri; il simbolo sul suo mantello sembra uno di quello dei cavalieri, ma è veramente in condizioni pietose, molto diverso da quelli che calcano le vie del Nord.

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Ormai è un anno che sono quaggiù: oggi il nostro Alfiere, d’accordo con Cyra, mi ha offerto di togliere il bracciale e una scorta fino al vallo. Penso che rimarrò ancora un po’ come Redento, voglio vedere cosa c’è oltre la prossima collina e cosa troveremo nelle prossime rovine, sia mai che noi Explorator non si sia i primi a rivelare i segreti che si celano nella Scacchiera.

Dal diario di Kasshim la serpe

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