Si guardò allo specchio, senza quel trucco colato non si riconosceva neppure.
Grandi occhi blu velati da un velo di tristezza, i capelli un tantino arruffati ma con un senso d’ ordine, il vestito sempre nero, immancabile come una firma.
Con un guizzo azzardò un sorriso: la bocca si torse quasi in un ghigno poi, a un tratto pensando a quanto fosse stupida, ne scaturì uno vero. Era felicità quella che sentiva? Forse, ma non voleva spezzare la magia.
Avevano affrontato un lungo viaggio, grandi cose erano successe e ora in quel luogo lontano si erano ritrovati tutti. Quanta strada da quel giorno, quante cose erano successe. Chi era diventata? Era ancora un mostro sporco, una donna morta, un guscio? Quale parola poteva descriverla? E se tutto finisse domani, cosa resterebbe? Scosse la testa, no, non stasera. Niente paranoie o turbe, voleva spensieratezza, per una volta.
Mise una rosa nera tra i suoi capelli e si sentì quasi femminile.
Al falò vicino alla locanda c’era gente che cantava, rideva e beveva. Od la prese mentre cantava e ballava, la fece girare e rigirare a suon di musica. Era goffa e impacciata, quasi un orso ballerino. A Od non importava, le sorrideva era felice, forse perché ora era più spensierata, forse perché si era tolta un peso. Mentre cercava di stare a tempo i suoi occhi incrociarono degli occhi che la fissavano e labbra sorridenti nascoste da un boccale di birra.
Divenne rossa ma il fuoco le diede una scusa plausibile, finì la sua esibizione, ringraziò e si diresse a prendere del vino caldo. Si scostò da tutti, un po’ al buio, per riprendersi da tutta quell’euforia in eccesso. ”Complimenti! In un’ altra vita eri un ballerina?” Colpita e affondata, Des abbassò lo sguardo, paonazza, però non si fece scappare una risposta ”E tu invece eri un giullare o una pessima bugiarda… ” Rise, sollevò lo sguardo. Cazzo…il cuore, batteva troppo forte, non andava bene. ” Non parla così una dama!” Fece finta di prendere l’arma poi, alzando la mano sfiorò la rosa ”Come siamo tutte carine? Come mai?”…Che magnifica faccia da schiaffi. Des del tutto sincera disse ” Mi sei mancata furia”. Le sfiorò la mano in segreto, come nelle volte passate ma, ora, la strinse forte, in silenzio e poi un: ”A dopo ”.
Una serata indimenticabile dove scoprì che Clelia ballava benissimo e che Arya e Sophitia reggevano l’alcool molto meglio di lei, dannazione! Come conoscere le persone se non quando sono con meno pensieri? Tutti mescolati senza le barriere delle Masnade era tutto più semplice. Solo tante persone che vogliono staccare la mente, leccarsi le ferite, respirare quiete anche solo per qualche ora. La notte cambiò aspetto, una luce all’orizzonte si palesò. Aveva gli occhi che le bruciavano dal sonno.
Si guardò attorno, poca gente quasi tutta ubriaca e alcuni distesi sul prato a parlare di storie passate. Si alzò e barcollando leggermente entrò nella locanda. Si sedette al bancone. Senza chiedere o proferire parola alcuna, l’oste le passò un piccolo bigliettino, dentro solo tre parole: Anche tu strega.
Si alzò in piedi, uscì a passo svelto, guardò ovunque, cominciò cercare tra le tende, fregandosene delle domande e dei perché. Nulla. Stremata si appoggiò a una staccionata per riprendersi dalla corsa.
Delle braccia forti la presero e la sollevarono, tutto divenne buio. Dopo qualche attimo, di ritrovò seduta in quello che pareva un fienile.
Era lì davanti a lei. ”Se speri di rapirmi per avere un riscatto dal Sussurro stai fresca! E se mi vuoi violentare in mezzo alla paglia, mi spiace ho già dato con altre”
Basita e a bocca aperta, senza parole la rapitrice la incalzò: ”Ma sei completamente cretina?!” Le diede una spinta facendola finire in mezzo alle balle di fieno. ”Dovresti essere più schiva, se ci vedono…”
In una posa fin troppo mascolina Desdemona sbuffando le rispose: ”Ma hai così paura di quello che possono dire gli altri? Che male può fare? A chi?” ”Non è per quello…È una cosa mia, nostra. Per ora.”
Des sentiva che era sincera, che non voleva rovinare tutto, con troppa foga o fretta. Corse e l’abbracciò forte. Non era da lei. ”So cosa hai passato, so cosa provi”. Anche lei ricambiò l’abbraccio, umano e vero. Passarono ore a parlare, a raccontarsi, a scherzare. Come per rincorrere il tempo perso e afferrarlo per farlo loro, solo loro, perché chi l’aveva conosciuto aveva infranto sogni e promesse. Erano in un mondo alternativo senza rimpianti, fatto di spontaneità e spensieratezza. Si tenevano per mano a volte poi, una spostava una ciocca di capelli, l’altra avvicinava la testa alla spalla e pizzicava il costato, una faceva battute scurrili e l’altra rispondeva a tono. Come bambine stremate si addormentarono abbracciate.
Una scossa, un grido poi, ancora un calcio furente nell’aria, mugugni. Des si svegliò e ritrovò la sua amata in preda agli incubi, delirante e scalciante come un destriero. Non ebbe in tempo di toccarla, come una bestia ferita in preda al sonnambulismo le si mise a cavalcioni e le strinse il collo. ”Furia, svegliati! Non sono un merdosissimo flagello!” Des lottava, poi chiuse gli occhi e in un secondo paralizzò la donna, che si fermò all’istante, aprendo gli occhi qualche secondo dopo. ”Des cosa ho fatto, stavo per ucciderti, vedi è per questo che non dovremmo stare così vicine” Desdemona si avvicinò piano ”Smettila non è successo nulla!”
Ricomponendosi da un incubo reale mormorando con voce sommessa rispose affranta: ”No? Ti stavo per uccidere stupida!”. ”No, non l’hai fatto! Non mi spavento per così poco! Io non ho e non avrò mai paura di te! Hanno tentato varie volte di uccidermi, ci sono quasi riusciti ma, vaffanculo io sono ancora qui! Puoi picchiarmi, avere fottutissimi incubi, li ho anche io sai?” Des era furente ”Pensi che sia fragile? Pensi che io sia qui perché ho bisogno di protezione? Pensi che io voglia farti guarire? Ti sbagli di grosso…Io voglio qualcuno come me, fottutamene pieno di problemi, di orrori, di paure…perché non sono in grado e non voglio cambiare nessuno perché non posso cambiare nemmeno me stessa! Sono un’ omicida, una strega, una pazza che non aveva nulla da perdere…”
Des prese la spada appoggiata al muro, non sapendo nemmeno tenerla tra le mani, tremando ”Se anche volessi…non potresti tenermi lontana da te”. Si alzò e con una forza che mai avrebbe avuto, si conficcò la spada nel petto crollando a terra in un lago di sangue. L’altra donna era immobile, come di pietra, senza parole, crollò al suo capezzale ” Strega! Ma che cazzo hai fatto? Strega cosa volevi dimostrarmi?” La scuoteva, non ricordava dell’assenza della Morte, non ricordava il Subisso, era in preda al terrore…
Dopo alcuni secondi in un respiro che pareva un urlo Des si riprese d’incanto. Era viva, quella pazza. Era nelle sue braccia, tutta lercia di sangue e sorrideva ”Visto? Non puoi uccidermi nemmeno se volessi!”. ”Tu sei completamente fottuta nel cervello!”
La lasciò cadere” Pensavo fossi morta! Io, io pensavo…” ”Pensavi di avermi persa? Io voglio stare con te e viverti. Amo così tanto la vita che la farò amare anche a te.” ”Tu sei folle…” ”Sì, lo hai sempre saputo. Forse hai paura di me ora? Siamo alla pari allora.” Un bacio, Des le diede un bacio, dopo quello che era successo, dopo aver dimostrato che erano entrambe due pazze.
Si ritrasse, come se volesse andarsene, poi la prese e la baciò di rimando, aggressiva, quasi come se la stesse punendo per la paura provata. Morsi che sapevano di sale e ferro. Di un sentimento dolce e amaro. Feroce e incomprensibile.
”Sei una maledetta!”
”Non hai visto ancora niente! Devi vedere quando mi arrabbio! Dannazione! Il vestito nuovo!” Si alzò, cercando di pulire il sangue e la paglia.
”E’ questa la tua preoccupazione? Il vestito? Davvero?! Io ne uscirò completamente folle…”
”Di me furia, di me!” Le mandò un bacio nell’aria. ”Vai a dormire, si parte domani, anzi tu, io devo fare una spedizione con degli altri erboristi e curatori di altre Masnade, piante e unguenti non bastano mai” Corse via, come un corvaccio.
Non ebbe il tempo di ribattere, non succedeva mai. Si grattò la testa, guardando per terra. Tra il sangue, la rosa nera. La raccolse, stringendola tra le mani. ”Sei tu la furia tra le due…” Si incamminò verso l’ accampamento e per una volta non le passò nemmeno per la mente di chi potesse vederla in quello stato. Aveva in mente lei.