– Su svegliati pelandrone, il sole è già sorto da diverse ore!
– Dai lasciami riposare qualche altro giro di clessidra…
– Non chiederlo nemmeno per scherzo, hai dormito anche troppo!
– La fai semplice te, non dormi mica con quell’essere che russa come un troll raffreddato per tutta la notte…
Il ragazzo si sedette sul proprio giaciglio stordito, strofinandosi gli occhi stanchi con le mani.
Davanti a lui si stagliava un’esile figura dalla pelle abbronzata, i lunghi capelli corvini erano nascosti da un cappuccio, gli occhi lucenti come opali neri fissavano il giovane alfiere.
Era stupenda.
– Insomma vuoi continuare a fissarmi o hai intenzione di alzarti?
– Non ti stavo fissando! Ero solo assorto nei miei pensieri…
– Da quand’è che tu pensi? Credevo fossi solo in grado di tirare colpi di spadone destra e a manca.
– Sei perfida…
–
Durante un’umida serata autunnale, i tre individui erano seduti tutt’intorno a un fuoco da campo per cenare tutti insieme.
La donna con la padella in mano domandò agli altri due:
– È rimasto l’ultimo pezzo di carne, chi lo vuole?
– Io!
– Io!
I due si squadrarono per qualche secondo, aspettando una mossa falsa del proprio avversario.
– Io sono più grande di te, quindi l’ultimo pezzo mi spetta di diritto!
– Io devo ancora crescere invece, e poi l’ho detto prima io!
– Ti devo forse ricordare che io sono un baba ed essendo tu il mio alfiere devi volere sempre il mio benessere!
– Ma, infatti, è proprio quello che voglio, evitare che tu diventa una botte.
– Che cosa hai detto piccolo screanzato? Io ti ho fatto ed io ti rompo! Ti strapperò il tuo gas-mazel sulla schiena a morsi!
– Strano che tu utilizzi le mascelle per tutto! Se vuoi un duello di certo, non mi tirerò indietro!
I due incominciarono una zuffa furibonda per diversi giri di clessidra, gragnole di pugni furono date l’uno all’altro. Quando caddero lividi entrambi al suolo, si avvicinarono alla padella, trovandola però vuota.
– Tra i due litiganti, la terza gode!
–
– Perché stiamo rallentando, davni?
– Non lo so, sarà perché quelle ci sono sei guardie a quel posto di blocco che intimano di fermarci, te che dici?
Tre guardie in uniforme scura si disposero davanti alla kampa pricolika con le mani alzate, tra di loro ce ne era anche uno con i gradi di sergente, che si fece avanti e si avvicinò al conducente:
– Fermate il carro; dobbiamo controllare cosa trasportate.
– Non siamo mercanti, a parte i nostri beni personali non abbiamo nulla.
– Non posso fare eccezioni, devo eseguire gli ordini.
Il baba dalla folta barba nera accompagnò il milite all’interno cella carovana, e proprio in quell’istante la ljekarna si avvicinò preoccupata all’alfiere sussurrandogli.
– Ci mancavano solo le guardie.. . non riesco a ritrovare il simbolo della divinità…
– Stai scherzando?? Ma non l’hai sempre con te??
– Stavo rimettendo a posto le mie erbe medicinali e devo averlo lasciato da qualche parte..
– Ora calmati, se non lo hai trovato tu, probabilmente, non lo ritroveranno neanche loro…
Uscendo dalla carovana il sergente fece un cenno ai propri sottoposti per andarsene.
– Bene, non avete nulla d’illegale, controllando tra le erbe non ci sono droghe o veleni illeciti.
– Visto ve lo avevamo detto che non c’era niente!
– Sergente potete venire qua un attimo?
La voce di quel soldato percorse la schiena della donna come un soffio di vento gelido facendola tremare come una foglia.
– Guardi.
L’uomo rimase a contemplare il disco di metallo finemente lavorato per qualche istante.
– E cosa ci fate di questo simbolo sacro, o forse dovrei dire sacrilego?
– È mio – rispose velocemente l’alfiere – l’ho ottenuto da un uomo dopo averlo sconfitto in un duello.
– Non m’interessa di chi è. Ora vi prego di seguirmi tutti alla casamatta, non fatevi portare con la forza. Non avete nessuna possibilità.
– Vi ho detto che loro non c’entrano nulla. Se dovete portare qualcuno alla casamatta, portate me.
– Non amo ripetermi, uomini arrestateli.
Come meccanicamente tutti gli uomini estrassero le loro lame dritte e fecero per puntarle verso i tre che furono subito circondati.
– Arrendetevi.
– Mi dispiace, non ho nulla contro di voi, ma volete fare del male alla mia carovana, e questo non ve lo posso perdonare.
L’Alfiere del vento alzò la spada al cielo, e calò con forza per sei fendenti…