Bienvenudi lettori!!!! dopo l’esilerante sogno di Kohorta Baba ecco a voi l’inizio del disastro di Veliar Oghareva, il padre delle due sciagurate sorelle Oghareva e oghareva Zora 🙂
Buona lettura, spero!
Ahh, che bello il concilio di Corcovlad!!! I fuochi, le danze, il vino!! Tanto vino e pure buono! Forse anche troppo di vino… difatti ho un toppa!! Era da tanto che non me ne veniva una così. Ma… come mai ora mi metto a pensare come se stessi declamando una delle mie tante storie???
– Veliar… tu non la stai pensando, la stai proprio raccontando!!
– Oh, davvero? Allora sto vino è proprio forte…ahhhh mi stendo un po’, allora
– Ehm… sei già steso! Ahahahah guarda ce l’ha proprio brutta e forte sta toppa! Noi andiamo all’altro falò, stanno giocando a dadi. Ho scongiurato fuzuka per tutto il viaggio fino a qui, sento che verranno fuori dei bei tiri! a dopo Veliar –
Veliar fece un lieve e sconclusionato gesto di saluto verso i compagni mentre un sorriso sornione si dipingeva sul viso, con gli occhi lucidi dal bere. Era un giovane sulla venticinquina, con occhi chiari e capelli scuri, trattenuti da un codino. Aveva preso un gran bella toppa, quella sera. A mala pena si ricordava di dove era, di come era giunto lì e chi era, ma poco importava, perché era a Corcovlad, il raduno di tutte le carovane, luogo di riunione ma anche di festa! Stava dedicando tutto sé stesso a godersi appieno la serata e che serata, piena di danze, vino, musica ed ognuna delle carovane aveva preparato intrattenimenti particolari. era notte tarda e mentre molti erano andati a dormire, altri ancora festeggiavano, davanti ai grandi fuochi con sempre accanto qualcosa da cuocere e non molto più distante qualcosa da bere. L’alemarita cominciava ad essere stanco, ma nonostante questo lo sguardo vagava vigile, scorrendo ogni fuoco e osservando le persone intorno ad esso.
Stava quasi per cedere al sonno, quando i suoi occhi chiari furono colti improvvisamente da un movimento di veli colorati e quello delle gambe di una danzatrice, che gli fecero perdere completamente il sonno che prima sentiva così vicino. Snella, dai grandi occhi scuri, bocca carnosa, con capelli fini e bruni, mentre vesti rosse e campanelli suonavano e svolazzavano intorno al corpo bronzato della fanciulla. Tutto questo, solo ad un primo sguardo, ma Veliar aveva occhio per le donne, aveva già avuto molte donne e chissà quante ne erano nati da incontri occasionali. Mai quanto il famoso giovane Ullian Goska, di qualche anno più giovane di lui, ma anche lui si dava da fare. In più, la toppa da ubriaco, rendeva tutto più appetibile e la fanciulla, sicuramente bellissima, sembrava ora la rappresentazione della dea Ellesham in quel momento! Si alzò, arricciando un angolo della bocca, per poi, con le mani in tasca, avvicinarsi al falò con passo spavaldo e silenzioso. La ballerina stava eseguendo una danza in compagnia di altre fanciulle, così simili di tratti da sembrare sorelle, ma a lui pareva che quella fanciulla spiccasse come un fiore esotico tra le altre. Attese pochi istanti e al momento opportuno le afferrò delicatamente la mano, scostandola dalle altre e dalla danza in corso. Gli occhi di lei si posarono su di lui, sorpresa da quel contatto diretto, ma senza scostarsi. Le sue guance rosse e la risata facevano presagire che anche lei fosse ubriaca.
– Oho, quale fiamma danza intorno a questo falò? La fiamma più bella tra tutte, e forse anche la più calda, direi. ho forse errato, dolce fiammella?. –
il giovane aveva una voce calda, mentre con gesti eleganti faceva un mezzo inchino alla bella fanciulla. Sembrava perfettamente lucido ora, perfettamente vestito, assolutamente affascinante. la giovane rise, con una risata argentina a quelle parole, accostandosi a lui, con gli occhi scuri languidi ed inclinando il capo di lato. Eh si, Veliar aveva proprio scelto bene.
– Più calda? Non saprei, vuoi provare a mettere la mano sul fuoco, Alemarita? –
la voce di lei era suadente. Sembrava stare al gioco del giovane Oghareva e a lui certo non dispiaceva.
– Chiamami Veliar, dolce fiamma, sarei in effetti curioso… a… –
Stava per terminare la frase, ma la danzatrice si mise a ridere, barcollando un poco per poi mettere le braccia intorno al collo del bardo, baciandolo con le morbide labbra. Beh, era di certo una risposta affermativa! Lei stessa, in passi lievi e leggeri, sembrò trasportare il giovane via dalle luci dei falò, per avvicinarsi al buio bosco. fino alla mattina successiva…..
Il sole splendeva e penetrava impertinente tra le fronde degli alberi che coprivano due figure seminude, giacenti su dei grandi e colorati teli stese uno accanto all’altra, in un dolce abbraccio. Una smorfia di fastidio pervase Talitha, ora che la luce batteva sugli occhi, risvegliandola, con un forte mal di testa. eh si, forse aveva bevuto troppo la sera prima. Ma il vino della benedetta Ellesham non si poteva rifiutare e perché farlo, in una giornata propizia come quella del giorno precedente? Stiracchiò le braccia, sentendo piccoli brividi di freddo scorrerle per il corpo. Ma dove era?? Spalancò gli occhi ora notando due braccia forti intorno a lei, quelle di un uomo.
– Oh…
La fanciulla disse poco altro. aggrottò leggermente la bella fronte ed arricciare le labbra in un sorriso. Cominciò ad osservare il giovane accanto a lei. In effetti, era proprio un bel giovane. Il naso dritto, i capelli scuri ora sciolti incorniciavano un viso affascinante. Con gli occhi stretti in una espressione birichina, la giovane fece scorrere l’indice dalla fronte fino a toccare la punta del naso di Veliar, ridacchiando. Gli occhi chiari del giovane bardo si aprirono, all’inizio infastiditi dalla luce, poi straniti alla vista della compagna della notte. Scosse la testa, come per schiarirsi le idee, per poi fare una strana espressione pensierosa. Si mise seduto, senza gesti affrettati, cominciando a dondolare il dito davanti a sé. La Danzatrice si mise stesa, con i gomiti poggiati a terra e il viso sopra le mani e un largo sorriso dipinto sulle belle labbra, mentre al collo un piccolo ciondolo d’argento raffigurante un’arpa con una mano che tratteneva una coppa dondolava lievemente. L’unica cosa che aveva addosso, a dire il vero.
– Veliar, giusto?
– Eh? Ah, si è il mio nome! Ohh, la bella fiamma di questa notte…devo dire che ho comprovato che avevo ragione…
– Ahahah, beh sai, Ellesham ci tiene alle sue devote… comunque…il mio nome è Talitha. –
– Talitha…non conosco nessuna Talitha ma ti sta benissimo, mia cara, dolce compagna di questa notte!
Quale miglior compagnia avrei potuto desiderare? –
– Nessuna, su questo sono sicura. –
Ll giovane alemarita alzò sorpreso entrambe le sopracciglia
– Ahaha, sei forse una Goska per poter asserire questo Talitha? Perché sembreresti molto sicura di te, giovane fanciulla, per quanto in effetti…-
La giovane rise, scrollando la testa con insieme i mori capelli che ricadevano sulle spalle dolcemente.
– No mio caro Veliar ma la dea sceglie bene le sue accolite – detto questo strizzò l’occhio.
– soprattutto tra le Zora.
Veliar cominciò a ridere con lei per poi spalancare improvvisamente gli occhi, guardandola attonito, posando le mani sul terreno.
– Per la miseria… ma… sei una Zora??? –
La danzatrice aggrottò la fronte, guardandolo stranita. In fondo tutte le carovane erano amiche e gli Zora erano rinomati per la loro ospitalità.
– Direi di si… –
Non fece in tempo a terminare la frase che già il giovane aveva cominciato a riprendere le sue cose, infilandosi velocemente la camicia bianca imprecando a mezza voce, quasi come uno spiritello di chissà quale natura si fosse impossessato di lui.
– Oddiooooo Ellesham penitente!!! Che disgrazia, che disgrazia, chissà che mi dirà la baba!! sono fritto morto!!! morto fritto! Cavolocavolocavolo, lo sapevo lo sapevo!!!!!!!! –
Talitha si stava innervosendo. Cosa rara per una sacerdotessa della bella signora. Si mise in piedi, portando le mani sui fianchi guardando dall’alto in basso l’alemarita, che sembrava ora desideroso di allontanarsi il più in fretta possibile da lì.
– Cosa dovrebbe dirti la tua grande fattucchiera Veliar? –
L’alemarita guardò Talitha dal basso, mentre stava abbottonando l’ultimo bottone ora fermandosi ad ammirare come inebetito la giovane, completamente dimentico di ciò che si era prefisso. Beh, non che ci volesse molto a distrarlo… e le donne sapevano farlo benissimo, anche senza che loro lo volessero! scosse la testa, riprendendo il controllo di sé, cominciando a darsi qualche botta sulla testa, come a darsi dello stupido.
– Ahahah, Talitha…Talitha Zora. Io sono Veliar Oghareva. –
detto questo le porse la mano sinistra, attendendo la sua reazione. Talitha rimase per qualche secondo interdetta, per poi non riuscire a trattenere anche lei una risata più nervosa che divertita.
– ahah…Oghareva… iettatore!!! Non so, ma non mi sei parso così…disgraziato, mettiamola così.
– nemmeno tu così incosciente.
– …
– …
– forse è stato il vino.
– direi di si
I due scossero la testa, per poi ricominciare a rivestirsi di tutto punto, non dicendo più una parola sebbene sguardi in tralice andassero da l’uno all’altro. Veliar portò un altro sguardo alla bella fanciulla, facendo un gran sospiro, per poi avvicinarsi con pochi passi a lei, che si stava ravvivando i lunghi capelli bruni, come ad avvicinare la mano alla sua spalla, mentre boccheggiava leggermente. Talitha d’altro canto fece un respiro profondo, per poi girarsi con sguardo deciso verso il bel bardo, con le mani sui fianchi e il mento in alto, in segno di sfida, sebbene il carattere deciso non corrispondesse alla piccola statura della giovane.
– hai da dire qualcosa?
– che a questo punto non te la prendere mia cara ma…
– ma cosa insinui? Mica ho intenzione di sposarti per una notte passata insieme o altro??? tanto più che se le nostre carovane sapessero quello che è successo sai quante storie farebbero? Per quanto mi riguarda, non ci siamo mai visti!-
Veliar aggrottò la fronte, ora scoprendo del tutto la maschera di falsa timidezza che stava portando, guardando con occhi di brace la giovane-
– Ah è così? Meglio, solitamente è una gran casino lasciare voi donne, ma fortunatamente sembra che ne abbia trovata una oltremodo “comprensiva”
– Anche troppo, Oghareva. Spero di non ricontrarti!
– Se è per quello, nemmeno io! Che gli spiriti ti portino!
– Che la fuzuka ti accompagni Oghareva!
Il bardo cominciò a ripercorrere la via a ritroso, impettito nel suo malumore. Ma tra tutte le carovane che c’erano, tra tutte le belle fanciulle, proprio con una Zora bisbetica si doveva invischiare! Beh, meno male che non ci sarebbero state conseguenze e Luchretia non lo avrebbe mai scoperto. Scrollò il capo, cercando di scrollare con esso il malumore, avviandosi per il rigoglioso bosco. Erano le prime luci della mattina ed il sole filtrava tra gli alberi. Poco durava il cattivo umore sul viso di Veliar e già si stava dissipando, alla vista della radura, con i fuochi spenti ma con le braci ancora fumanti. Alzò un sopracciglio alla vista di una persona inaspettata. I mille pettinini di osso di volpe erano tutti al loro posto, con l’elaborata acconciatura che ricadeva ordinata sulle spalle, incorniciando un viso non più giovane, ma comunque affascinante. Josipina Oghareva. La grande baba della loro carovana. Sua madre. Occhi chiari guardarono in quelli del figlio, severi, mentre già dall’espressione si capiva che aveva un rospo che doveva far uscire. Veliar Inghiottì a vuoto per avvicinarsi, come nulla fosse successo, alla madre.
– Mamma! Come stai stamani? Ti vedo in gran forma!!! Ero giusto giusto andato a…
– …A salutare la fanciulla Zora che ti sei portato questa notte nel bosco. E non dire che avete solo parlato,
conosco troppo bene certe cose e troppo bene mio figlio! Sei un incosciente! Hai lasciato Lhucretia da sola, brutto figlio debosciato!
– Ma…
– Niente ma!
– Ma…
La donna con unghie lunghe portò l’indice sulla guancia, mentre gli occhi si voltarono verso il figlio come a trapassarlo da parte a parte.
– In che modo posso ora esorcizzare tutta la fuzuka che hai addosso, figlio debosciato???
– lo so io madre!!!! vado subito!! Faccio…faccio da solo, farò tutti i riti che vorrai! Giuro, giuretto! Ma dopo, eh, moooolto dopo…
Non aspettò la risposta dell’alta fattucchiera, che rimase immobile, osservando il giovane scappare alla chetichella. l’anziana donna tirò un sospiro aggrottando la fronte, pensierosa.
– Già i riti…non credo che stavolta basteranno…non hai idea che guaio ti sei andato ad invischiare, figlio mio!
brava tesora, presto arrivo anche io XD
ti aspetto, sorellina, ti aspetto!! 🙂
Brave donnine!!! Così mi piacete!!!
Bellissimo, mi sono piegato dal ridere! Brava Cri! E pòro Veliar… anzi, pòro mondo per i danni fatti da Veliar!
vivaaa ho fatto ridere!!! dopo i brani cupi e inquietanti di Miralys, con Yelena c’è da spisciarsi!!! 🙂
Veliar è un combina guai, lo dice anche la su mamma XD Pora Josipina!!!