I mercanti si godevano la brezza orientale che quella sera recava ristoro alle loro membra oppresse dalla calura estiva. Le maestose mura di Ramana si stagliavano a breve distanza ma sarebbe stato imprudente coprire quel tratto durante le ore del vespro… non a caso avevano ingaggiato una decina di bruti per proteggere la carovana e ciascuno di quegli energumeni armati di falcioni o balestre aveva detto loro che la notte rendeva fin troppo spavaldi i “parassiti” della Scacchiera.
Li avevano visti, o meglio, credevano di averli visti nei pressi del canneto che cingeva uno stagno poco distante dal bivacco. Strane figure vestite di stracci o pelli d’animale, difficile dirlo… la capigliatura scarmigliata e i segni azzurri sul volto conferivano loro un aspetto selvaggio e, alcuni avrebbero detto, “stregato”. Poi uno dei bruti aveva conficcato un quadrello nel ceppo che stava accanto alla testa di uno di loro e si erano dileguati come un branco di pesci spauriti. I mercenari sostenevano che non avrebbero mai assalito un gruppo difeso da militi ma sconsigliavano altresì di lasciare il cerchio dei carri per pisciare tra gli alberi. “Di certo se ne staranno buoni in quelle loro fetide pozze!” – Disse sghignazzando uno dei mercanti, il quale aveva trasferito circa metà del contento del fiasco nelle sue budella. L’altro che aveva attinto con parsimonia alla scorta di vino invece scrutava con preoccupazione le fronde circostanti… non si vedeva nulla nel buio ma alle sue narici arrivava un odore sgradevole di materia umida e putrida. Apparteneva di certo a qualcosa di vivo… apparteneva a qualcosa di famelico!