«Tranquillo. Prendi questa e al mio cenno gettala nel fuoco» gli rispose una ragazza dai lunghi capelli neri porgendogli una piccola effigie di demone, intagliata grezzamente nel legno di biancospino.
«Va bene dolce angelo mio» Sorrise lui alzando appena le labbra.
La ragazza continuò: «Poi prendi la polvere di sale dal sacchetto accanto al falò, solo attento a non prenderne troppa: mezzo pugno dovrebbe bastare.»
«Perché?» sbuffò lui.
«Beh… è la tradizione. Il demone rappresenta la mala sorte, e la polvere purifica il fuoco che ha dovuto bruciare il demone. Solo che se ne butti troppa… beh… la cosa diventa problematica.» ridacchiò lei soprappensiero
«Scusa.» rispose sconsolato il giovane ragazzo
«Ma di cosa? l’ultima volta Annette ne ha buttato due pugni e il fuoco è come scoppiato! Papà e gli altri sono rimasti svegli tutta la notte. Temevano fosse un cattivo presagio!»
«Poteva andar peggio.» il ragazzo si perse negli occhi della sua dolce amata.
«In effetti…»
«Sei fantastica in tutto, Esmeralda, non come me.»
«Non dirlo neanche per scherzo! Tu sei meraviglioso. Sei il mio cuore.» Lo rassicurò lei prima di baciargli le labbra.
La faccia del ragazzo diventò triste: «Stanotte è la nostra ultima notte insieme, lo sai? Vorrei poterla passare con te.»
«Io… non ci voglio pensare, Dahal. Non voglio pensare ai giorni che verranno senza di te.»
«Amore, te lo prometto questa notte sarà unica… sarà solo nostra.»
«Non possiamo, è tradizione che chi apre la cerimonia partecipi ai festeggiamenti. Avremo tempo per noi anche dopo la celebrazione della tua partenza.»
«Ora ho capito perchè mio padre voleva che facessi il rituale….» sospirò il ragazzo «Me lo dovevo aspettare da lui….»
«Io credo sia una buona cosa. Penso sia il suo modo per aiutarti nel tuo viaggio. Non ti lascia andare senza "protezione". Lascia ai nostri riti il compito di pregare la Buona Sorte di accompagnarti lungo il tuo cammino.»
«Lo sai che non posso dire di no a te, mio dolce amore…»
«Certo che lo so. Me lo ripeti ogni giorno.» Esmeralda accompagnò la frase con un bacio, «E ogni ora.» lo baciò di nuovo, più a lungo, stringendolo a sé.
«Ti amo, Esmeralda. Non lo scordare mai.»
«Mai.» gli mormorò piano nell’orecchio.
«Sento delle voci. Stanno arrivando, meglio che ci prepariamo.»
«Sì!»
Il piccolo Dahal raccolse la statuetta del demone intarsiato nel biancospino e la mezza manciata di polvere.
«Ah, dimenticavo: dovremo cantare la litania!»
«Cosa? E me lo dici solo ora? Odio cantare…..»
«Me n’ero dimenticata. Tu cerca di seguirmi mente canto, alla fine l’importante è dare a tutti l’idea. Al massimo evita di cantare ad alta voce. Sembrerai solo un po’ imbarazzato e nessuno capirà che non conosci la canzone.»
Dahal la prese per mano:«Non è forse tradizione anche questa?»
Le guance di Esmeralda s’imporporarono al tocco del ragazzo.
«Giovani!» tuonò una voce a pochi passi da loro «Sbrigatevi! La Bella Signora non ama chi la fa aspettare per esser venerata!»
«Ve…veniamo….. vero… Esmeralda?»
Esmeralda guardò negli occhi Dahal e annuì, sorridendogli, prima di camminare verso la catasta di legna pronta per il falò.
«Alla buon’ora!» un vecchio possente e barbuto li squadrò con occhio critico: «L’avrai fatta ritardare te, eh Dahal?» sbraitò suo padre «Sei il solito scansafatiche!»
Esmeralda rispose all’uomo: «Veramente non riuscivo più a trovare i sali. Vostro figlio mi ha aiutato a cercarli. Li avevo dimenticati nella carovana. Perdonatemi.»
«Grazie.» bisbigliò piano il giovane poeta.
Con le mani nascoste dietro la schiena, la ragazza rafforzò la stretta su quella del giovane.
L’uomo grugnì.
«Beh ora vedrai se andrà bene o no il rituale!» disse stizzito il fanciullo.
Il vecchio grugnì ancora, ma più rumorosamente di prima e richiamò i carovanieri.
Il loro capo arrivò svelto con una fiaccola in mano, e dopo aver salutato con un cenno del capo il padre di Dahal, dette fuoco alla legna.
I due giovani si avvicinarono solennemente alla fiamma che era divampata e si apprestarono a compiere il rituale: la ragazza avanzava con la disinvoltura dovuta all’esperienza, il ragazzo invece camminando più goffamente , ma deciso di mostrarsi capace di fronte gli occhi del padre.
Esmeralda cominciò a sussurrare una preghiera, alzando la voce man mano che le parole fluivano dalla sua bocca:
nel vento del deserto che spira con orgoglio,
nell’impeto dell’acqua che scorre nei torrenti,
le voci degli dei risuonano vivaci
e i demoni che corrono
nulla possono
inseguiti dagli Angeli Maggiori
e l’errante va sereno
ché la sua strada è sicura
perché sul suo mantello giace
il bacio della Buona Dama
e le labbra rimarranno per sempre
e il pellegrino non dovrà temere.»
La fanciulla inspirò profondamente e afferrò il simulacro del demone. Fece un cenno al ragazzo di fronte a lei, ed insieme gettarono le statuette tra le fiamme brillanti.
«Che la fiamma purificatrice venga benedetta!»
I due raccolsero una manciata di sali dal sacchetto ai loro piedi per lanciarla poi contro la fiamma che divampando si tinse di un verde acceso.
Dahal si girò per vedere il volto della ragazza che aveva al suo fianco in quel momento e le strinse la delicata mano, che aveva dovuto lasciare durante lo svolgersi del rituale.
Sentendo la stretta del suo amato farsi forte, la giovane Zora cominciò ad intonare una dolce nenia seguita subito dalla voce incerta del suo poeta.
Quando la nenia terminò, ogni persona lì attorno aveva il suo calice personale riempito con del buon vino speziato e in coro si levò un "Hoppà" e bevvero tutti felici.
«Ecco fatto. Te l’avevo detto che era semplice, no?
«Ora divertiamoci, finché la Fortuna ci guarda con occhi benevoli.»
Dahal la prese per la vita e iniziò ballare a tempo di musica.
La strinse forte a sé. Non voleva perderla per nulla al mondo, ma sapeva che non l’avrebbe più rivista per molto tempo e la cosa lo straziava nel profondo.
«Esmeralda… mi… mi dimenticherai?» le chiese con tono sommesso.
«Dimenticarti? Come potrei? Tu, piuttosto, promettimi che resterò nel tuo cuore. Ti prego.»
«Ci sarai per sempre mio dolce angelo…. solo… la paura di perderti mi attanaglia il cuore.»
Si fermò e la strinse dolcemente contro il suo petto.
«Non mi perderai. Noi ci apparteniamo, è così ora e così sarà fino alla fine della nostra vita. Non temere. Nulla ci può davvero separare, non la distanza, non l’oblio o qualunque altra cosa.»
«Io… lo spero, ma…»
«Il nostro amore è qualcosa di eterno ed indistruttibile, Dahal. Non ci sono "ma" che tengano.»
«Vorrei essere sicuro come te amore mio. Vorrei tanto.»
«Vieni con me.»
«Dove?»
In risposta, lei lo prese per mano, conducendolo lontano dalla folla chiassosa, in via del bosco.
Presto arrivarono ad una piccola radura al centro del bosco. La luce della luna filtrava furtiva attraverso il fitto intrico di rami, bagnando della sua luce solo alcune chiazze del suolo.
«Amo questo luogo.» gli confessò lei. «E’ tutto così in pace qui…»
Il piccolo Dahal mise la mano tra i capelli corvini della ragazza avvicinandola a sé, per poi baciarla appassionatamente sulle labbra.
La fissò a lungo nei suoi grandi occhi: «Ti amo.»
Esmeralda appoggiò la testa sul petto di Dahal, stringendo le mani sulla sua schiena.
Sospirò.
«Non voglio che tu te ne vada.»
La voce le si ruppe e prima che se ne potesse render conto le lacrime avevano cominciato a bagnarle le guance.
Imbarazzato, Dahal prese un fazzoletto di lino bianco e asciugò le sue lacrime.
«Tesoro mio?»
«Non voglio restare sola. Non voglio restare senza te.»
Dahal prese le mani di lei poggiandosele sopra il suo cuore: «Amore questo è tuo e credo che tu ormai lo sappia…. e ricordati che lo sarà per sempre: tu sei l’unica donna che amo.».
Prese il viso della ragazza tra le sue mani e l’accarezzò per poi darle un tenero bacio sulla fronte.
«Io sarò per sempre tuo…. non lo scordare mai.».
Esmeralda annuì debolmente: lo sconforto che per tutta la serata aveva tentato di cacciare, ora la stava vincendo, e ne era spaventata.
«Dahal, ti prego, non lasciarmi sola. Resta con me almeno per stanotte.» chiese la ragazza, imponendosi di non arrossire.
Sulle prime il poeta sembrò stupito, poi, aumentò la stretta sul corpo della sua fidanzata. «Va bene.»
La luce della mattina cominciò a filtrare leggera tra i rami degli alberi, ferendo gli occhi della giovane ragazza addormentata, svegliandola.
Esmeralda aprì gli occhi sonnolenti e si ritrovò a guardare il viso del suo amato.
Con delicatezza gli accarezzò il volto, attenta a non svegliarlo.
Se solo non dovessi partire, amore mio. Se solo potessimo restare per sempre insieme come in questo momento.
Osservava i raggi di luce giocare con i folti riccioli del ragazzo, attraversare le ciglia degli occhi beatamente chiusi nel sonno, e intanto pensava a quanto gli sarebbe mancato.
Voleva donargli qualcosa che gli impedisse di dimenticarla, qualcosa che avrebbe potuto tenere di fianco al suo cuore. Il suo dolce cuore da poeta.
Le venne un’idea e sorrise compiaciuta.
Con attenzione si sciolse dall’abbraccio di Dahal e si alzò in piedi, ripulendo distrattamente il vestito dai fili d’erba.
Girò i tacchi e si diresse alle carovane, camminando velocemente. Quando giunse al suo carro guardò al cielo e rimase in ascolto.
Qualche timido uccellino aveva già cominciato a cantare mentre ancora tutti i circensi dormivano profondamente. L’alba era arrivata da poco a rischiarare la volta celeste, e presto il suo amore sarebbe partito.
Entrò nel carro e cominciò a cercare frettolosamente tra varie scatole in legno odoroso e sacchetti di seta. Continuò a maledire il suo disordine per cinque minuti buoni, finché le sue mani non si trovarono a stringere un quaderno di cuoio rosso con un leone sbalzato sulla superficie.
Accarezzò con i polpastrelli i contorni rialzati della fiera e sospirò felice.
Non si accorse di un ragazzo che era fermo alla porta strofinandosi gli occhi con il palmo della mano.
«Esmeralda… che fai?»
«Cos.. oh Cielo! Mi hai spaventata! Sei già sveglio?»
«Sì, mi sono svegliato e non ti ho visto più e mi sono preoccupato.»
«Scusami. Ero venuta a prendere una cosa.»
«Cosa?» le chiese incuriosito.
«Questo» rispose porgendogli il quaderno rosso.
«Ma…. è per me?»
«No, per il tuo spirito guida… certo che è per te!»
Il ragazzo storse il naso prendendola in giro per la battuta prendendo il quaderno.
«Esmeralda… grazie.» le diede un tenero bacio sulle sue rosse labbra.
«Ricordati di me quando lo userai.»
«Pensi che mi dimenticherò di te tanto facilmente?» spingendole con l’indice la punta del naso.
«Con tutte le belle donne in giro a questo mondo non si è mai troppo sicuri. Cosa farei se una di loro mettesse gli occhi sul mio personalissimo poeta?»
«Mi sopravvaluti…. e poi lo sai che io voglio solo una ragazza nella mia vita.» disse con tono deciso.
«Lo so, lo so. Ma non si sa mai cosa può succedere nella vita. Si può essere ottimisti fino ad un certo punto. Poi comincia la realtà.»
«Non sono le parole di una Zora queste… tesoro.. ti prego fidati di me.»
È di me stessa che non mi fido, pensò la giovane. Come farò senza Dahal? Lo abbracciò forte.
«Hai ragione. Devo pensare come una degna Zora.»
«Ecco, brava.» e le accarezzò la guancia.
Esmeralda rise.
Delle voci in lontananza li avvisarono che il momento della partenza era arrivato.
«Dove s’è cacciato quello sciagurato? Arghos, va’ a cercare Dahal!»
Borbottii d’assenso, il rumore di passi strascicati.
Esmeralda sospirò.
«Mi sa che è ora…»
«Già..» abbassò il viso per non farle vedere quanto soffriva per quella partenza.
«Sono sicura che passerai dei bei momenti. E presto ci rivedremo. L’importante è non infastidire la Bella Signora.»
«Lo spero con tutto me stesso…» il volto del giovane si era fatto cupo, malinconico.
«Dahal…» le voci si facevano più forti.
«Uff, che scocciatori…» mormorò Esmeralda «Siamo in due a sperarci, e questo basterà.»
Lo baciò passionalmente.
«Ora va’. Non sarebbe una buona cosa se ci trovassero insieme.»
«Sì» si baciarono di nuovo poi Dahal le sussurrò all’orecchio: «Non ti dimenticherò mai amore mio»
«Ci conto.»
«Allora… è un addio» sorrise, ma dagli occhi uscirono due lacrime che gli rigarono il viso.
«No, solo un arrivederci.»
«DAHAL!» sbraitò il padre del ragazzo.
Il giovane uscì lesto dalla carovana di Esmeralda.
«Sempre a perdere tempo! Mica ti sarai preso una cotta per Esmeralda eh? Guarda che lei ha a che fare solo con i veri alemariti! Ahahah! Muoviti che i circensi stanno aspettando te!»
«Vengo, vengo» mugugnò lui.
Esmeralda uscì anche lei dal carro, per rivedere ancora Dahal.
«Arrivederci gospodar Glasnic. Arrivederci Dahal.»
«Arrivederci Esmeralda… a presto» sussurrò.
La giovane rimase ferma davanti alla carovana guardando il suo fidanzato e il padre di lui, camminare verso un manipolo di circensi che li attendevano con impazienza.
Non ebbe cuore di vederli partire e rientrò nel suo carro. Fece pochi passi per raggiungere un angolo pieno di cuscini, ma un sonoro schiocco la spaventò.
Guardò ai suoi piedi e vide i cocci di uno specchio che aveva abbandonato prima per terra, alla ricerca del quaderno.
Frantumi.
Nemmeno il più ottimista degli Zora sorriderebbe ora.
Ben fatto, cari i miei poetastri! ben fatto…
Si vede subito che è Esmeralda quella che ha le palle, fra i due…
ecco….. iniziamo a precisare che la maggior parte di questo lavoro è stato creato da animaeali che ha scritto tra le altre cose anche la litania:)
ah io posto frank mica come altri!;)
bravi bravi!!
Che faccio, lo mando il primo disegno?
Secondo me lo sono meritati tutti e due, il disegno, non c’è che dire… DOOOOLCI!
Oddio, il poro Dahal che mi prende per il sussidietro per la mia LENTEZZA non se lo meriterebbe, però il Frank ha il cuore grande come una balena e farà finta di niente…
Il disegno di Dahaluccio è stato consegnato 😀 solo la copia…L’originale è in ostaggio fino al prossimo live 😀
e bravo dahal ha fatto zighete-zack…con l’assassina!!!!
Evvai, il mio poeta ha postato il nostro lavoruccio!
Postato sul sito sembra meno sdolcinato rispetto a quando l’ho letto sul mio computer. Altro punto a favore del nostro lavoro!
In effetti cola miele da tutte le parti… meno male che Esmeralda argina un po’ lo straripamento da saccarina…
Ah, CHE DONNA…
ok…. va bene….. se è troppo smieloso per la legge del contrappasso il prossimo sarà molto acido….
tsk invece di postare loro si lamentano…… :p
Elisa: la cara Esmy, come dico sempre, è pur sempre un’assassina, e troppa dolcezza le fa male!
Dahal: acido? E se lo si facesse amaro? Acido non è buono… Amaro!!!
Ora capisco perché è da venerdì che il virus intestinale non mi lascia in pace…
Tutta ‘sta dolcezza gli deve aver fatto male… :PPP
Scrivi Testi, SCRIVI!!!
non ti preoccupare allora, che il prossimo sarà talmente amaro che il bitter of the chief (o l’amaro del capo per gli amici)gli farà una sxxa!
Dahaluccio, attento a ciò che fai…e scrivi….
perchè se no ci sarà un cimitero di carta….STRACCIA…
Uh, povera la mia mammina sta male! Nuuu!
Brava Mira, MINACCIALO!!!!!!
Eli: povera me…. è tutta colpa di ‘sto poetastro che mi fa prendere i colpi… ah, come mi fa soffrire! Come soffro! Mai una gioia, mai una soddisfazione! Solo preoccupazioni!
ç_______ç