Erano alcune ore che camminava a passo sostenuto ed era ormai prossima a crollare. Un pò per la stanchezza e un pò per colpa della sua amica.
Un rumore la fece sobbalzare. Come un tonfo a metà tra un rumore sordo e secco e un tintinnio metallico.
Non afferrò molto bene la situazione finchè non udì meglio gli altri rumori che si stagliavano sul silenzio della foresta al tramonto.
“Suvvia, mia bella catena…. Non fare storie…. So che ti sei affezionata…. Ma è l’ora che ti saluti… BRUTTA TESTA DI C…. Ehm… Per favore…”
La voce, il tono e la flemma le erano ormai familiari… Sembrava essere proprio colui con cui aveva condiviso la cella umida e buia fino a poche ore prima.
“FIGLIO DI UNA CAGNA! ALLORA NON SEI FINITO IN UN BURRONE?”
L’uomo trasalì inizialmente, ma poi intuì subito da quale bocca fosse uscita tale finezza.
“Selina, noto con piacere che anche voi siete riuscita a liberarvi… Temevo che vi avessero già praticato una piccola incisione al di sotto il vostro adorabile mento.”
“BASTARDI! CREDEVANO DI AVERMI IN PUGNO? NON ERANO NEPPURE D’ACCORDO TRA LORO….”
“Cosa intendete?”
“MA CHE NE SO!?! MI È PARSO DI SENTIRE UNO O DUE DI QUEGLI ESCREMENTI DIRMI DI FUGGIRE… PENSAVANO CHE ME LO SAREI FATTO DIRE DUE VOLTE? E POI QUELLA CORDICELLA COSÍ INSULSA… INVECE LE MANETTE TI STANNO DANDO PROBLEMI, A QUANTO VEDO.”
“Sarebbe meglio abbassare la voce…. Ormai dovremmo essere abbastanza lontani… Ma non si sa mai… Comunque avete ragione… Ho discreti problemi… Se avessi i miei alambicchi, troverei il modo di farli brillare questi pezzi di ferro arrugginiti. Sareste così gentile da aiutarmi?”
“AH AH AH AH!!!!”
“Benissimo mi arrangerò, allora… Mi basta la vostra compagnia per tirarmi su il morale… E quattro orecchie sono meglio di due… ehi! EHI!! Dannazione… Ci risiamo… Rieccola cadere in quella sua catatonia… Vabbè… Ritorniamo a noi, sua signoria del ferrame…”
Ricominciò il susseguirsi di tonfi secchi e sferraglii metallici, finchè la catena non cedette.
“Beh, avrò degli strani bracciali per un pò… Accendiamoci un fuoco e cerchiamo qualcosa da mangiare…”
Poco dopo il tramonto, la ragazza si risvegliò:
“PENSATECI DA SOLO ALLA VOSTRA CAT… EHI… Già buio? Deve essermi successo di nuovo… E questo soprabito?”
Vicino a lei giaceva addormentato il suo ex-compare di cella, davanti a lei, una enorme foglia di platano con sopra qualcosa che sembravano essere delle radici sbucciate e sopra di lei si trovava il soprabito dell’uomo.
“Beh… Ormai che si è dannato tanto nel prepararmi la cena, consumiamola… E domani si vedrà. Intanto vado a dormire anche nel giorno della mia condanna alla pena capitale… Alla faccia di quel gonzo di colonnello.. AH AH AH AH!!!”
E la notte li avvolse.
Entrambi.
Ancora vivi.