Durante la notte, la giovane sposa subissò di domande e dubbi il suo amato.
Cosa gradiva sua madre? Cosa la infastidiva? Sarà stata realmente molto arrabbiata per la mancanza di comunicazione del matrimonio, oppure era solo un modo per far capire al figlio quanto tenesse a lui?
Era una donna buona, forte come chiunque abbia vissuto per buona parte della sua vita combattendo i Quattro e non tollerava le menzogne, di nessun tipo, né gradiva i giri di parole. Probabilmente Garreth se dal padre aveva preso il talento con le armi, dalla madre aveva preso il carattere.
In mezzo a tutte queste domande, alla fine i due si assopirono e vennero svegliati solo nella tarda mattinata successiva da un servitore che, timidamente bussò alla porta della loro camera. Si presero molto tempo per prepararsi, un pò perchè volevano ben figurare, un pò perchè volevano fare in modo di trascorrere meno tempo possibile nella sala da pranzo.
Infine non poterono esimersi dal presentarsi a Lady Lorna.
“Avete dormito… bene stanotte? Vi siete riposati,dal lungo viaggio?”
Il volto arcigno della sera prima era scomparso. Adesso i suoi zigomi, che fino a qualche ora fa parevano affilati come rasoi e le davano un aspetto truce, adesso erano rosei e contornati da una lunga chioma corvina lasciata sciolta, simile a quella del figlio. “Dimmi cara… Abigaille, mi pare, giusto?”
“Si, Lady Lorna. Abigaille Goldwin Kerr, per serv…”
“Oh, chiamami Lorna, sei della famiglia ora….Hai fame? Per essere uno dei migliori fabbri dell’Orsa, a come mi diceva Garreth, ti dipingevo un donnone. Invece hai il corpo di una danzatrice. Spero che tu non disdegni un pò di cinghiale. O magari vorresti qualcosa di più delicato?”
Abigaille mandò giù un bicchiere di birra. Una ottima birra ideale per accompagnarsi ad un piatto strutturato come quello che li aspettava e rispose:
“Lorna, andrà benissimo il cinghiale… Vi ringrazio della premura per la mia linea, ma non temete di nutrirmi troppo. Ho molti modi per bruciare i grassi in eccesso. Sapete… La forgia”
La giovane fece un sorriso un pò malizioso e subito se ne pentì, attendendo una risposta piccata della donna, che invece ricambiò il suo sorriso con uno sguardo divertito. Inutile dire che Garreth era diventato di un colore che spazia dal rosso acceso al violetto.
Arrivò il cinghiale. Grossi bei pezzi, aromatizzati di alloro e ginepro, nel tipico stile del Sud. In ogni piatto vi erano due pezzi generosi e alcune costine succulente. La giovane temporeggiò dedicandosi in primis alla polpa, più di facile “consumo”. Poi, giunta alla fine, prima di dedicarsi alle costine, osservò la donna dall’altra parte del tavolo e notò che questa la stava fissando quasi ipnotizzata. Garreth non aveva toccato cibo. Aveva ingoiato avidamente solo lunghi sorsi di birra e adesso la sua postura pareva un pò troppo inclinata verso destra. La donna, continuando a fissare la giovane, prese con le sue bianche mani uno degli ossi che sporgevano dal piatto e iniziò a pulirlo con dovizia e accortezza, senza produrre suoni, ma lasciando intravedere un rigolo di unto che le scendeva lungo la mano sinistra. Il volto della giovane si illuminò e si gettò a sua volta sulla carne residua rimasta attaccata alle ossa. Forse non era così regale come la madre di Garreth nel consumarlo, ma sicuramente la sua manovra era efficace. Dopo alcuni istanti in cui si fissarono, non smettendo di mangiare, iniziarono a ridere, dapprima pian piano, poi fragorosamente, fino quasi a vedere il boccone andare di traverso.
Garreth si poggiò sulle sue mani strette a pugno e si rilassò finalmente, consumando un pò di carne evidentemente sollevato e con un colorito molto più umano.
Dopo un dolce ricco e un ultimo goccetto di digestivo, il figlio e la nuora salutarono la Lady Castellana e si congedarono, diretti verso la meta del loro viaggio di nozze.
Le Cime Guardiane del Sud.