Viktoryia aprì gli occhi.
Era nel suo letto, ma quella non era la sua stanza, bensì una foresta.
Un alito di vento freddo le smosse i capelli facendola rabbrividire, l’unica fonte di luce era lo splendore della luna filtrato dai fitti rami degli alberi.
Appoggiò un piede nudo sulla terra gelida e attese che i suoi occhi si abituassero all’oscurità.
Riuscì a notare una specie di sentiero e decise di percorrerlo con l’intento di capire dove diavolo si trovasse.
Camminando notò per terra alcune pietre che attirarono la sua attenzione e decise di raccoglierle, fredde al tatto e lucenti come se avessero uno splendore proprio.
Continuò a seguire il sentiero fino a giungere ad una radura, la cosa inquietante era che non c’era nessun tipo di rumore, nessun fruscio di foglie al vento, nonostante ci fosse una continua brezza che le accarezzava i capelli, nessun segno di animali notturni, niente di niente, un silenzio assordante.
Nella radura non c’era nulla all’infuori di un masso enorme adagiato al centro di essa.
Viktoryia fu invasa da un terrore irrazionale che cresceva di secondo in secondo, come se fosse un avvertimento, un invito ad andarsene da quella maledetta foresta, e lei ne seguì il consiglio, o almeno ci provò.
Si era appena voltata per riprendere il sentiero che aveva percorso quando una gelida voce fece il suo nome.
“Viktoryia, non si salutano i vecchi amici?”
La voce proveniva dal sasso enorme, o almeno da quello che lei credeva che lo fosse, in realtà era un essere che stava dormendo, o forse stava aspettando proprio lei, la quale riconobbe all’istante quegli occhi di ghiaccio.
Viktoryia si tuffò a capo fitto nel sentiero, il cuore che batteva all’impazzata e la paura che la spingeva a correre sempre più veloce, ma la bestia era alle sue spalle.
“è inutile scappare Viktoryia! Sarai mia, nemmeno tuo fratello può salvarti, nemmeno adesso che si sente invincibile nelle sue forti gambe.”
Viktoryia non capiva se la voce fosse fuori o dentro la sua testa, ma la cosa non le importava al momento, riuscì a raggiungere il letto che aveva lasciato poco prima e ci si tuffò all’istante.
“A presto Viktoryia”
“Vivi Vivi calmati”
La ragazza aprì gli occhi e vide Hari accanto al suo letto con la faccia sconvolta, era di nuovo nella sua stanza.
“Hari che è successo? Come sono riuscita a tornare?”
“Ma che dici? Sei sempre stata qui, hai avuto di nuovo gli incubi? Ti ho sentito urlare come un’ossessa.”
Viktoryia abbracciò Hari tanto forte da fargli male, e distrattamente si toccò la tasca della camicia da notte, c’era qualcosa dentro e con la mano tirò fuori dei sassolini lucenti.