Non curami, non ti bendo!

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“Non si può fare che mi dai un libro e intanto mi preparo per conto mio, poi te lo riporto e mi fai un esame o roba del genere?”
“Non funziona così Anastasia: primo, non serbo certo i miei segreti in libri che possano andare persi, rubati o distrutti e secondo, quando sarà il momento dell’esame, non sarà una cosa da prendere alla leggera…”
“Ma non posso studiare con quello lì!” la interruppe la bionda khartasiana “Ci posso stare davanti al fuoco a raccontare cavolate, non ad imparare una cosa del genere… Così delicata…  Io… Preferisco stare da sola, ecco!”
“ Quello lì, come lo chiami tu, fa parte dell’élite da tanto quanto te, né un giorno di più, né un giorno di meno, benda i feriti come te, produce composti alchemici come te e ha due braccia e due gambe come te.”
“Cristilde, veramente, non ci sono altre soluzioni?”
La giovane donna riccia, che fino a quel momento aveva quasi un sorriso sornione dipinto in faccia, si fece più seria: “Anastasia, sei nella Masnada del Crepuscolo. Non ti troverai ad affrontare le varie difficoltà sempre e solo con chi avrai piacere che sia vicino a te. Spesso dividerai la via di ventura e il sentiero di guerra anche con chi detesti. Quindi poche storie, ormai la decisione è presa!”
Redarguita come fosse una bambina ripresa dalla zia zitella, voltò i tacchi e, accennando un saluto, si rivolse al terzo membro di quel consesso, rimasto in silenzio fino a quel momento: “ Andiamo Iena, siamo partner”
“Ah, parlavi di me, quindi? No perché ho visto passare sei fagiani tutti in fila e mi ero un attimo distratto. Ma poi tua sorella voleva fare FAGIANA nelle Fiere? Ma poi perché? E lo sai che tra FAGIANA e FAGIANAL c’è solo una lettera di differenza?”
Anastasia si voltò verso Cristilde, il cui volto era tornato adorno di ghigno sardonico.

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“No no no!!! Mi ha detto che ci voleva una parte di sale di boro, due di acqua, tre o quattro bacche di rosa canina e due germogli di questa erba che ci ha lasciato…”
“MACCHÈ, la ricetta dice una carota, un sedano, una cipolla….”
“CHE RICETTA?”
“Eh, vorrai mangiare qualcosa? Sono due giorni che stiamo qui a provare e provare, ma non ne caviamo un ragno dal buco. Vuoi pure morire di fame?”
“Basta che te ne vai…”
“Cosa?”
“Cosa?”
“Senti, ho capito che c’è qualcosa che crea frizione tra noi in questo momento così delicato, e vorrei dirti sinceramente una cosa che spero riuscirà a farti meglio digerire la mia presenza. Non mi interessa se ti piacciono le donne. Per me sei una..:”
“CHE CAZZO C’ENTRA? MA POI CHI TE L’HA DETTO?”
“ECCHENESOOOO?!? Pensavo non volevi stare con me perché so un uomo!”
“NON VOGLIO STARE CON CHI PRENDE LE COSE TROPPO SOTTO GAMBA! NE VA DELLA VITA DEI NOSTRI COMPAGNI! CERCA UNA VOLTA TANTO DI NON FARE L’IDIOTA!!”
“…”
“…”
“Il colore del preparato sta virando. Dovevamo aspettare cinque minuti non cinque secondi. Ci siamo riusciti.”
“Iena io… Mi spiace se ti ho gridato contro… “
“Non preoccuparti. Capisco che a volte è difficile avere a che fare con me”
“Non è quello. È che abbiamo sudato così tanto per quelle stramaledette chiavine, che non volevo vanificare tutti i nostri sforzi.”
“Sì sì. Capisco.”
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“Quindi mi volete dire che in solo tre giorni, siete riusciti a preparare la base madre per il composto in grado di lenire le ferite come vi ho detto?”
“Sì Cristilde. Nonostante la mia presenza, Anastasia è riuscita in modo eccelso a portare a termine il compito.”
“SIETE riusciti, vorrai dire?”
“No no, io non ho fatto altro che preparare i pasti, fare compagnia, vigilare di notte e portare acqua fresca quando necessario. Oltre che preparare i giacigli per la notte, badare al fuoco e raccogliere qualcuno dei frutti della natura. Tra cui le bacche di rosa canina.”
“Quindi tu hai solo mescolato e scaldato al fuoco per cinque minuti?” chiese l’esperta cerusica alla donna dagli occhi di ghiaccio.
“Messa così, sembrerebbe che non abbia fatto quasi nulla ma…”
“Ma in effetti, aveva anche sbagliato i tempi di attesa della sublimazione…. “
Gli occhi di ghiaccio emisero un portentoso raggio di gelo che ferì la gola di Iena, che subito si corresse, “OVVIAMENTE SCHERZO! Mi ha anche sopportato per ben tre giorni e tre notti… E mi ci sono messo d’impegno, eh, ma nulla. Ha proprio il sangue freddo che un bravo cerusico deve avere per operare in un’azione di guerra! Io mi sarei tagliato la gola nel sonno…”
“Bene. Dato che siete riusciti in questa impresa con meriti direi equamente condivisi, visto che avete vissuto e siete sopravvissuti per ben tre giorni assieme, anche l’esame finale lo sosterrete assieme.”
“ECCHECCAZZO!”
“Come Anastasia?!”
“Nulla Cristilde”
“Ha detto, ECCHECCAZZO!! Mi pare proprio così, con due punti esclamativi.”
“Ah, avevo capito bene… Domattina all’alba, qui davanti, avrete il vostro esame.”
Detto questo, il Cadetto del Crepuscolo si dileguò nella sua tenda.
I due esaminandi ebbero il tempo di salutarsi, Anastasia nei modi di Khartas, cioè con un dito medio, mentre Iena con i modi di ChissàDove, facendo oscillare il palmo spalancato.

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La mattina dopo, alle prime luci del giorno, la coppia improbabile si recò innanzi alla tenda di Cristilde e venne accolta da cinque lettighe con sopra adagiati altrettante figure umanoidi, irriconoscibili da questa distanza.
Chiudendo di misura, fecero in tempo a riconoscere alcuni dei loro confratelli dell’élite del Crepuscolo, che parevano avere necessità di cure urgenti, dati i lamenti.
Uscì Cristilde.
“Allora. Nessuno dei cinque presenti è in effettivo pericolo di vita, non sono così idiota, ma hanno interpretato in modo un po’ troppo fantasioso un ordine e sono finiti nella Tana del Troll. Fortunatamente nessuno ci è rimasto stecchito, ma non pare se la stiano passando bene… Vero Vernon?”
Un rantolo fu la risposta.
“Voglio vedere in quanto tempo li rimettete in sesto per tornare a combattere. Avete dieci giri di clessidra a partire da…. ORA!” disse ruotando una clessidra che si trovava dietro di lei.

PANICO

Anastasia prese in mano la situazione: “Prima cosa da fare: ANAMNESI. Vai da Vernon e vedi cos’ha, io mi occupo della tipa che sragiona. Sarà un trauma cerebrale…”
“Ceruvida, questo ha un c***o gigante!!!”
“COSA?!?”
“Eh, o tentava di sco**rsi il troll o cercava di darglielo sul capo per ammazzarlo, non ci sono altre spiegazioni!”
“Vedi se ha ferite o altro. Ora non posso guardarci. E, sinceramente, manco voglio.
Signorina, tu cos’hai?”
“Jira la desda. Come mentre si danza… DANZAAA!!”
“Stai ferma un attimo! Fammi vedere se hai ferite!”
I due constatarono in pochi secondi che non c’erano ferite di alcun tipo. Ma diagnosticarono priapismo al primo e ubriachezza vicino al coma per la seconda.
“CHE CAZZO DI SCHERZO SAREBBE?”
“Nessuno scherzo, Anastasia.” Disse Cristilde osservando la clessidra. “Sono serissima. Questi cinque dovevano fare la ronda e sono finiti nella Tana del Troll, un misto tra una locanda e un’arena, fuori Magnirocca.”
Intuendo la questione, non venne perso ulteriore tempo in proteste.
Le altre tre diagnosi furono: una caviglia slogata e polso fratturato conseguente alla caduta, intossicazione alimentare con conseguente fuoriuscite orribilmente indesiderate e senza dubbio la più particolare delle cinque, ovvero un piede al posto di una mano e viceversa.
“Allora, il tipo col c***o gigante, pensaci tu, fagli una iniezione di calmante per cavalli.”
“Ok. Alla tua infilagli due dita in gola, a vedere se si ripiglia un po’… Volendo potremmo abbinare i primi due pazienti per…”
“IENA!!!”
“Ok, ok… era per risparmiare tempo. Calmante sia. Finito questo, fascio polso e caviglia alla rossa, tu trova un sughero per Johna.”
“Dai che schifo! E come fai a sapere che si chiama Johna?”
“So anche che di cognome fa Scorregh!”
“Ah, ok… Però penso che gli darò… EHI!!! VAFFANCULO IENA!”
“Scherzavo! Non si può dire nulla!”
“Allora questo gli ho fatto un anti emetico, anti diarroico e una bella fiala di mentolo per l’alito, che stacca la vernice dai muri…”
“Brava Anastasia, vedo che hai capito lo spirito Fieresco!”
“No, ho capito che sennò mi serve un anti emetico pure a me…”
I primi quattro parevano già stare molto meglio…
Ma il quinto… Come potevano nei tre minuti rimanenti rimettergli la mano al posto del piede.
“Se portiamo Vernon che ancora non si è calmato, secondo me ha una sega abbastanza potente per…”
“…”
“… Ok…”
“Non possiamo amputare due arti e ricucirli in tre minuti. Morirebbe di sicuro e probabilmente pure Vilma ci rimarrebbe, nelle condizioni in cui è, per lo shock.”
“Allora ci arrendiamo. Non c’è altro da fare se non vedere come la risolve Cristilde.” Rispose mogio Iena.
“Eh, mi sa che per una volta hai ragione… È aldilà delle nostre competenze. Però abbiamo occasione di imparare. Cristilde ci arrendiamo. Non abbiamo le competenze per risolvere il problema di Poldo. E non abbiamo nemmeno idea di come possa essersi ridotto così in una locanda-arena.”
“Sicuri?”
“Sì” fece eco Iena “Vogliamo vedere come la risolvi tu.”
“Bene. “
Cristilde si avvicino all’orecchio del quinto paziente, trascorsero pochissimi istanti e questo subito si alzò, e, facendo la ruota invece di camminare, se ne andò.
I due rimasero di sasso.
“Come direbbe Lince, INTERESSANTE, NEVVERO?!” furono le prime parole pronunciate da qualcuno, Iena in particolare.
“Che gli hai detto?”
“Che Ottavia stava per arrivare e sarebbe finito male se lo avesse trovato lì.”
“…”
“…”
“Eh, già… Ottavia è la soluzione, e spesso la causa, di tutto.” Si fermò un attimo Cristilde, poi proseguì “Comunque vi siete comportati benissimo. Sono fiera di voi a tal punto che vi faccio due doni. Il primo è l’ultimo ingrediente per il miscuglio miracoloso, cioè l’Aneto. Il secondo, se lo volete, è un passaggio sul carro, ma dietro, assieme a Vernon.”
“Guarda, c’è Istrice che passava a prendermi col carro delle Fiere. Quello che non abbiamo ma che preferisco andare a piedi… E nemmeno passerà Istrice… Ma voglio solo andare via. Ciao e tante cose.” Disse dileguandosi Iena.
“Quindi questo era un esame farlocco. Quel tizio non aveva un bel nulla, no? Nessuno di loro aveva nulla di chè… Mi sento presa per il culo, Cristilde.”
“Invece avete imparato un’altra lezione. Il cerusico è quello che guarda le spalle ai compagni. Sempre e comunque. Facile fare gli eroi e tappare una carotide aperta da una spada in battaglia… Ma da un coccio di bottiglia in una rissa, magari con sottofondo di vomito e sedie che volano? Ecco. Lì arriviamo noi. Dobbiamo sempre far sì che i nostri compagni, qualunque sia il problema, vedano l’alba del giorno dopo. Ricordalo Anastasia.”
La bionda cerusica ci pensò un attimo.
“Ho capito Cristilde. Grazie. Penso che Vernon sarà felice di farsi caricare sul carro da te… Temo che Iena abbia ecceduto col calmante… E ancora il problema non sembra del tutto risolto… Attenta che non è una maniglia….”
“Ehi, mica vorrai lasciarmi qui da sola?!”
“Non sento! Ho sviluppato una sordità selettiva post traumatica!”
“ANASTASIA, TORNA QUI!”
“LA LA LA LA LA LAAAA!!”

“Beh sembra che abbia imparato qualcosa oggi… Caro Vernon, dormi bene, mando qualcuno a farti la guardia…”

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