名誉
Meiyo
Vi è un solo giudice dell’onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
-Kasumi!- la ragazzina si ridestò dai suoi pensieri scrollando la testa.
– Kasumi, quante volte dovrò ripetermi? Non distrarti.- disse l’uomo di fronte.
– Scusa zio Masao, hai ragione… c’era una farfalla e…
– Niente scuse. In battaglia non saranno certo le farfalle a salvarti la vita. – l’additò con tono duro. Dopodiché rialzò il bokken e assunse una posizione di difesa, aspettando che la nipote facesse la prima mossa.
– Zio, sono stanca, per oggi abbiamo fatto abbas- –
– Kasumi Shiranui, è così che vuoi divenire un guerriero degno di tale nome? Oziando e vanificando ciò che i tuoi genitori ti hanno dato?- scoppiò Masao oramai spazientito. La ragazzina, a quelle parole, si sentì tremendamente ferita, e buttando la spada in legno a terra sul prato gli diede le spalle e se ne andò verso il laghetto nel bosco.
– Kasumi, torna qui! Non abbiamo ancora finito!- le urlò dietro lo zio, ma fu inutile; lei lo fulminò con lo sguardo e continuò per la sua strada, irrimediabilmente inviperita.
Camminava a passo veloce e deciso, con piccole lacrime che scendevano dagli occhi e mugugnando parole senza senso: era davvero arrabbiata con ciò che le aveva detto lo zio. Non doveva tirare fuori per l’ennesima volta i suoi genitori, di come erano morti, e del perché lo erano. La rendeva triste ogni volta, con un tuffo al cuore nel ricordare sua madre piangente ma col sorriso sulle labbra e suo padre… suo padre. Lo vedeva poco, e per quel che ricordava, era sempre bello stare con lui. Nel piccolo giardino dietro casa giocavano per ore e ore, mentre sua madre dalla cucina li salutava sorridendo… Aveva ricordi frammentati di lui, ma tutti stupendi. Ricordava anche di tutte le storie che le raccontava e di come aveva iniziato ad insegnarle i principi del Bushido, la storia dei Dragoni di Giada e la loro magnificenza, ma la cosa che più la rattristava era non averlo salutato…
Si prese un ciuffo di capelli, rossi come le foglie d’autunno, e li osservò, persa nei pensieri di un’infanzia rubata. Il Bushido… era ciò che la legava a suo padre: tramandarne il significato e la stirpe, ed era anche ciò che le ripeteva tutti i giorni suo zio Masao, fino allo sfinimento. Sapeva a memoria i sette principi della via del guerriero, ma più li ripeteva, più quasi tendeva ad odiarli, perché non riusciva a comprenderli appieno e lo zio non sembrava avere nessuna intenzione di avviarla a quest’arte. Forse non lo sopportava anche per questo… e perché gli allenamenti erano sempre estenuanti!
Aveva le gambe piene di lividi, non sapeva tenere un’ottima guardia, ed aveva troppi punti scoperti: poi le corse attorno alla casa, i secchi d’acqua, e la meditazione… suo zio le insegnava molte cose, ma tante delle quali erano estranee a lei, e più si sforzava di capirle, più non ci riusciva.
– Voglio essere a casa…- piagnucolò sommessamente prima di addormentarsi sotto l’ombra rinfrescante di un ciliegio.
Masao non si dava pace. Aveva fatto una promessa a sua sorella, una promessa molto importante, e sembrava non riuscire nei suoi intenti: quella ragazzina era più cocciuta di un asino. Heikichi era così. Testardo ma buono come il pane… Sospirò mentre riportava in casa il bokken e lo riponeva nel suo alloggio. Capiva Kasumi, ma era indispensabile che le insegnasse tutto ciò che sapeva, non era mai diventato un samurai per colpa della gamba sinistra, ma almeno qualcun altro lo sarebbe diventato. Erano passati solo cinque anni dall’attacco alla città, e da allora lui e la nipote girovagavano in cerca di un posto sicuro, oramai al confine tra i Colli di Giada e la contea di Alemar.
La porta della casupola si aprì cigolante, e lo zio intento a preparare la cena neanche si girò a controllare.
– Kasumi, scusami per prima… non avrei dovuto. So che sei piuttosto nervosa e… cerca di capirmi, voglio solo che tu possa seguire le orme di tuo padre…-
– Le seguirà…- una voce profonda come l’oltretomba rimbombò nella stanza, e Masao si voltò in preda al terrore. Non poteva crederci. Non poteva essere. Doveva essere falso… rimase impietrito davanti alla figura che si ergeva in altezza su di lui, che lo fissava con i suoi occhi demoniaci. Come il fulmine colpisce un albero, una lama affilata lo trapassò nel petto, senza lasciargli neanche il tempo di reagire. Il cuore batteva all’impazzata, il dolore si fece sempre più acuto finchè non venne estratta la lama: divenne atroce. Il sangue colava sul pavimento, e la vista iniziò ad oscurarsi.
– tu…- disse con voce fioca. Si inginocchiò davanti al demone, che lo agguantò per i capelli.
– Le recapiterò un messaggio. Non mi sfuggirà.- sibilò prima di tagliare la gola allo sfortunato uomo.
Le lame delle katane al fianco pulsarono leggermente, e la kyujidren reclamò l’anima del morto.