Preparativi

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Era veramente bella: quell’abito dorato, finemente damascato e con la classica coda da sposa, la rendevano una principessa.

Certo, le cause che avevano condotto a quell’unione avevano ben poco di fiabesco e sebbene sposare Fineal Munroe, il Bùnaidh del Cardo, non fosse stata proprio una scelta spontanea, dopo tutto, pensò, sarebbe potuto andarle peggio: motivazioni forse lontane dall’amore l’avevano portati ad unirsi in matrimonio, come molti prima di loro del resto, ma a volte capitava che questo non costituisse un deterrente per la felicità futura della coppia.

“Il fato a volte è beffardo… forse non tutto il male viene necessariamente per nuocere: forse gli Dei avevano spinto a quell’esito per un bene ed un futuro migliore che non potevano altrimenti immaginare o prevedere…” si ripeteva fra sè, e più ci pensava più non riusciva a non farsi coinvolgere dal clima di festa che si era creato entro Lencoe.

I preparativi fervevano in ogni angolo della città per quel matrimonio atteso ed improvviso e nessuno sembrava preoccuparsi troppo di quello che c’era dietro: ormai era diventato inevitabile ed anche lei aveva deciso di farsene una ragione e sperare per il meglio.

I suoi vivaci occhi azzurri si poggiarono d’un tratto nell’enorme pila di felicitazioni che attendeva una replica formale: decise di occuparsi di quello, non avendo molto altro da fare per quella mattina.

“I migliori auspici per questa unione… Bla bla… possano gli Dei vegliare… Bla bla… Gli avi siano testimoni di questa celebrazione… Bla bla…” era perfino più noioso di quel che immaginava: d’un tratto, si ritrovò ad aprire un plico che forse già da chiuso avrebbe dovuto sembrargli diverso dagli altri ma solo dopo averlo cominciato a leggere si rese veramente conto di quanto lo fosse.

Giunta rapidamente in fondo rimase basita per qualche istante, il respiro affannoso: si alzò quindi di scatto per avvicinarsi al camino scoppiettante che le era vicino ed ivi gettare il plico senza indugi. Si guardò intorno con aria colpevole ed accertata la totale assenza di qualsivoglia testimone riprese a respirare normalmente.

“Erika! Si può sapere cos’hai nelle orecchie?” sua sorella urlava dalla stanza accanto, doveva essersi allontanata da un po’ per togliersi l’abito nuziale: la lettura di quella missiva l’aveva rapita a tal punto da non essersene accorta.

“ERIKA!!!” adesso Logan, in abiti più sobrii e certamente più consoni a lei, si era affacciata nella stanza: Erika guardò nel camino ma il fuoco aveva già divorato il sigillo a tre corvi che vergava il fondo di quell’assurda missiva…

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