Il carro trainato da due ronzini procedeva con passo lento per il viottolo in mezzo alla radura. La direzione era quell’accozzaglia malmessa e logora di tende, gabbie e gogne che formava l’accampamento dello Spiantato e che già si intravedeva fra gli alberi.
«Quindi la staffetta funziona correttamente e senza intoppi. Balthazar sarà contento di saperlo, anche se la cosa non risponde minimamente ai nostri dubbi ed anzi ne ha creati solo di maggiori» Disse Astra mentre finiva di annotare qualcosa sul suo libro.
«Secondo me Philip il malvagio ha detto una bella cazzata» Lucius ridacchió sonoramente. Era allegro in quei giorni, d’altronde lui non era mai stato fuori dalla scacchiera ed anche se ciò che aveva visto era un campo coltivato a cavoli e una locanda mal messa, era ricolmo di gioia per aver visitato il mondo esterno.
«Defi smetterla di dire che è malvagio, non abbiamo profe e poi non sta pene.» «Ah! Ha detto di nuovo pene» Lucius tirò una gomitata ad Astra e per poco non le volava via il libro dalle mani, mentre con il dito puntava Sigrund e ridacchiava sonoramente. Le due lo guardarono con odio.
«Tu sei feramente un cretino e la cosa che mi fa star male è che saresti intelligente ma ti piace essere cretino».
Di tutta risposta Lucius rise più forte e allungò loro delle caramelle. Le due sconsolate ma golose si misero a mangiarle mentre il carro percorreva gli ultimi metri entrando fra le tende dell’accampamento dello spiantato.
Scesi dal carro, si misero a smontare i bagagli e le provviste, Lucius ancora ridacchiava fra se e se.
«Bentornati!» Antares trotterellava verso di loro con il suo solito fare stralunato, accanto a lei c’erano Estrella ed Akim.
«Vi serve una mano con il carro?» Chiese Akim cercando di sorridere. Ma in loro c’era qualcosa che non andava, l’atmosfera era pesante e tesa.
«Lucius, dobbiamo parlarti in privato e alla svelta. Fidati è meglio che tu lo sappia da noi.» Estrella era sempre schietta e diretta nelle sue parole. Li aiutarono velocemente con il carro per poi condurli ad una delle tende degli Elite.
«Tralasciando tutto il casino che è stato il Campomagno ed il fatto che siamo vivi per miracolo. Lucius devi sapete che tua madre, Misha e lo spaventapasseri hanno formato un sabba come temevamo». Estrella sospirò mentre Lucius la guardava impietrito. Prese la parola Antares «Abbiamo provato a spiarli per capire cosa stessero facendo e loro ci hanno attaccato in forze. Anche tua madre ci voleva morti».
«Io l’ho presa a spadate con tutta la forza che avevo e non mi dispiace. Il pomeriggio faceva la carina con noi e la sera voleva farci fuori quella stronza». Le parole di Akim erano dure e cariche di astio.
«Io… Però… Mi dispiace per ciò che vi è successo amici.» Le parole di Lucius erano rotte e le lacrime sgorgavano copiose da quel volto che aveva riso fino a pochi minuti prima.
Gli altri lo guardavano, senza sapere cosa dire. Cosa si può dire ad una persona in queste circostanze?
Sigrund per prima gli mise una mano sulla spalla. Probabilmente nella sua testa balenavano molte cose, parecchie erano insulti a sua madre e “te l’avevo detto”, ma si limitò a dire.
«Fatti forza pasticcere pasticcione».
Astra si avvicinò e lo abbracciò «Supereremo anche questo vedrai».
Vedendo l’abbraccio anche Antares si unì «Questa è casa tua adesso e per noi sei importante ricordalo».
Akim non se lo fece ripetere due volte ed abbracciò anche lui Lucius «Noi ti meritiamo molto di più e ti vogliamo molto più bene. E se ti azzardi a pensare il contrario te ne dò il doppio di quante ne ho date a tua madre».
Ad Estrella il contatto umano faceva schifo e si limitò ad un «Ci pensiamo noi a te».
I giorni passarono, Lucius si mise a capo chino sul lavoro per cercare di non pensare. E molto spesso gli altri passavano a trovarlo. John gli portava da bere, Allan gli raccontava qualche storiella da taverna, Ranjan qualche battuta terribile, persino padre Lince passava a raccontare qualche aneddoto sugli Astri. E tutti gli altri, passarono a sincerarsi di come stava. Perché questo era la masnada dello Spiantato, Balthazar al primo Campomagno aveva detto loro di essere una famiglia e loro in questo anno lo erano divenuta. E nessuno di loro avrebbe abbandonato Lucius nel momento del bisogno.