Nella ricca sala di palazzo, Ludovico emise uno sgarbato sbadiglio, pur coprendosi le labbra con la mano destra, come si addice ad un uomo di nobili origini. Seduto sull’ampia poltrona dalle rifiniture in legno lavorato, il giovane Malinverni scorse lo sguardo lungo il tavolo imbandito di frutta che gli si parava davanti. Dall’altro lato, cupo e silenzioso, Artemis lucidava la sua lama con un corto panno recante le effigi dei Pietrasanta. Abituato al taciturno Porporato, Ludovico Guastardo preferì volgere i suoi interessi al più vicino rappresentate dei Cavaferro. Stringendo con avidità un colmo boccale di vino speziato, Trebonio Lupo rideva in modo sconveniente, grattandosi la pancia all’altezza della stretta cinta di cuoio nero. “Il Ballo d’Inverno si avvicina.” Provò ad interloquire pacatamente il Malinverni.
“Oh si, certamente.” Confermò il Cavaferro posando il lungo calice pregiato. “Bisognerà rimediare dei buoni servitori e, per il dopo festeggiamenti, qualche buona servitrice…” Un ampio sorriso scoprì l’arcata dentaria superiore del lubrico schiavista.
Ludovico passò ben oltre quella scontata affermazione, tenendo sempre bene a mente quanto una donna, seppur d’umili origini, potesse essere pericolosa per un uomo ambizioso.
“Sono pienamente convinto che ci troveremo nel mezzo di molteplici giostre. In particolare se verranno organizzati modesti teatrini di cappa e spada.” Impercettibilmente, ma con rapida decisione, la mano che detergeva la spada si fermò. A quelle parole, Artemis lanciò un’occhiata colma di ostilità verso il giovane Stregone. Capendo d’aver esagerato i termini, Ludovico trattenne a stento il respiro e tentò di recuperare al meglio. “Comunque, sarà di sicuro divertente poter partecipare a ben altro che le solite chiacchiere di corte. Sembra ci sia molta carne al fuoco.”
“Aaah si, un buon arrosto ci vorrebbe.” Dichiarò il Cavaferro con convinzione. “Buon cibo, belle donne ed intrighi politici. Meraviglie Invernali.” Chiocciò Trebonio impietosamente.
“V’è benaltro a cui pensare.” Tuonò d’istinto lo scuro Pietrasanta. La spada riposta nel fodero, lo sguardo deciso. Allibiti dall’inattesa verve verbale del ferreo combattente, i due commensali rimasero assorti ad ascoltare. “Ad oggi, la mano guardinga deve rimaner posata sull’elsa della lama. La tensione è alta, soprattutto dopo quella pantomima chiamata Conclave. Il serpente sathòriano incomincia a risvegliarsi.” Conclusa la sua frase, Artemis si alzò con deferenza militare dalla sedia elaborata. Pochi passi cadenzati e quel giovane cupo nobile era fuori dalla stanza.
“Beh” bofonchiò Trebonio Lupo Cavaferro “Ma alla fica non ci pensa mai?”
Ludovico Guastardo si limitò a scuotere la testa.