Contrito e perplesso, Laerer Quentin McNamara si grattava la testa guardandosi attorno, visibilmente in difficoltà.
– È per questo che vi ho mandata a chiamare, capite? Questa è la quarta stanza che troviamo vuota senza motivo… voglio dire, alcuni dei colleghi sono piuttosto eccentrici e qualche volta si addormentano nei propri laboratori, o non dormono affatto… ma di solito riusciamo sempre a sapere dove sono, no? E comunque questa stanza non è mai stata così in disordine… Per quanto Mathelda sia sempre stata molto distratta, nemmeno lei avrebbe acceso il camino in questa stagione…
– Avete fatto bene, Quentin, anzi… benissimo. Fatemi un favore, adesso: allertate anche Laerer Lothian e Laerer Cummings e fate un inventario di quello che manca nelle altre stanze. Vi raggiungerò appena avrò finito di esaminare questa. Assicuratevi che nessuno entri a curiosare prima di voi o me. Fate svegliare gli assistenti dei quattro presunti scomparsi e riuniteli nella sala del Consiglio e rintracciate quelli che hanno dormito a casa loro. Provate anche a bussare alle porte delle stanze adiacenti o di dirimpetto: se i Laerer che le occupano sono svegli, chiedete loro gentilmente di fare colazione e riunirsi nel mio ufficio entro un’ora. Se dormono, scoprite se hanno lavorato fino a tardi: se non l’hanno fatto, buttateli giù dal letto con la dovuta cortesia. In caso contrario, attendete finché non si alzano da soli, ma in ogni caso non attendete oltre l’ora di pranzo. Voglio parlare con loro non appena sono sufficientemente lucidi.
Come al solito, la Sovrintendente non amava perdersi in chiacchiere inutili. McNamara annotò mentalmente tutte le disposizioni che gli erano state impartite e fece per andarsene, chiudendosi alle spalle la porta.
– …e Quentin?
McNamara si fermò, la mano ancora sulla maniglia. – C’è altro, Sovrintendente?
– Sì. Avvertite immediatamente la guardia cittadina.
L’anziano alchimista alzò un sopracciglio, vagamente allarmato. Generalmente lady Olivia preferiva tenere fuori le autorità dalle questioni dell’Accademia e vi ricorreva solo se non poteva fare altrimenti. Evidentemente la situazione era più preoccupante di quel che pensava.
– Come mai, se posso chiedere… sospettate una fuga di informazioni o…
Per tutta risposta Olivia si avvicinò al caminetto che emanava ancora un vago tepore e con un paio di pinzette sollevò un residuo di carta ancora integro su cui si intuivano delle formule, o delle cifre, o chissà cos’altro.
– Quattro persone approfittano dell’unica notte della settimana in cui l’Accademia è quasi vuota, accendono il fuoco nel camino per bruciare i loro appunti di cui sono gelosissimi e si danno alla fuga… O hanno rubato qualcosa o, più verosimilmente date le loro personalità, avevano o credevano di avere un buon motivo per sentirsi in pericolo e sentivano la necessità di andarsene senza che nessuno li vedesse.
– Ma lady Olivia, cosa andate a pensare…
– Io non penso, mi limito ad analizzare i fatti.
– Non sarebbe allora forse il caso di allertare anche il giudice Sheridan?
La Sovrintendente rimise accuratamente il pezzetto di carta sopra il cumulo di cenere e aggrottò imprecettibilmente la fronte, sorridendo appena.
– Non ci penso nemmeno, Laerer McNamara.
– Ma…
– Dal momento che nessuno della Chiesa dell’Orifiamma ha mai avuto la compiacenza di tenerci informati sugli sviluppi delle indagini che di tanto in tanto sono state condotte qui, non vedo perché scomodarci a fare il loro lavoro. Che ci pensi la guardia locale, se lo riterrà necessario.
– Capisco, Sovrintendente… – l’alchimista si grattò la testa, annuendo – E quindi volete che dica a tutti di tenersi sul vago, quando verranno interrogati…
Il sorriso di Olivia si fece più tagliente. – No, al contrario! Esorta a tutti a collaborare come preferiscono… non sia mai che l’Orifiamma pensi che ci fa fatica rivoltare i nostri materassi.
Laerer McNamara sgranò gli occhi, senza capire, e farfugliò qualcosa di indistinto.
– Il punto – spiegò pazientemente Olivia – è che se loro si ostinano a non dirci cosa cercano, noi di certo non possiamo aiutarli a trovarlo. Per districare la mole di informazioni che si possono ottenere su quattro persone e sulle loro abitudini da almeno un centinaio di testimoni occorre avere un vaglio che aiuti a discriminare cosa è rilevante e cosa non lo è, altrimenti potrebbero impiegare dei mesi prima di avere qualche intuizione utile. Se loro preferiscono lavorare in questo modo, senza di permetterci di aiutarli a creare il setaccio giusto, facciano pure. Vogliono delle informazioni? Allora chiunque abbia avuto a che fare con quelle quattro persone dia all’Orifiamma tutti i dati possibili e immaginabili, qualsiasi dettaglio, qualsiasi piccolezza, qualunque banalità. Che i giudici si divertano da soli a mettere ordine.
Laerer McNamara rimase in silenzio con la bocca socchiusa per qualche istante, fissando la Sovrintendente, che si limitò a fargli un sorriso e un cenno con la testa, segno inequivocabile che la conversazione era finita. L’anziano si inchinò leggermente e si affrettò ad uscire dalla stanza, confuso ma pronto ad attendere ai suoi incarichi.
* * *
Rimasta da sola, Olivia si accomodò sulla piccola poltrona che era stata di Lady Mathelda Dermott del clan Cleeland, abbandonandosi sullo schienale con un sospiro contrariato e distendendo le mani sulla scrivania in estremo disordine. Socchiuse gli occhi, immergendosi nei suoi pensieri, e quasi non si accorse che ad un certo punto dei suoi ragionamenti le sue labbra avevano distintamente sillabato un’imprecazione:
…Dannazione.