Questa è una vecchia versione del documento!
“Oltre le possenti mura ferite dalla guerra, a ovest, là dove tramonta il sole, ivi tramonta anche la civiltà. Ivi il selvaggio prevale sull’ordine, la natura sull’umana opera, e la vita stessa diventa un gioco mortale, in cui i coraggiosi che osano sfidare la sorte incedono come pedine sull’immensa Scacchiera”
(dagli scritti di Ishgar, il Cacciatore di Pelli)
l confine occidentale del Regno si trova l’Ovestvallo, la massiccia linea fortificata che si snoda per centinaia di miglia, dal Deserto Grigio sino alle Fosche Paludi, formando un inespugnabile presidio. Il Vallo è stato teatro di molti scontri tra gli Imperiali e le forze ribelli guidate da Re Kanzor. Oltre di esso si estendono le Lande Selvagge, come dice il nome stesso luogo inospitale e in gran parte inesplorato, una sorta di scacchiera lasciata per lo più a se stessa durante le sanguinose guerre per la riconquista di Whanel, in cui adesso pionieri, avventurieri in cerca di fortuna, sbandati senza più nulla alle spalle, sacche di fuorilegge, arcigni druidi e aberrazioni di ogni specie si contendono le effimere caselle.
Tra gli scopi del neoformato Regno, infatti, spicca quello di recare lo spirito di alleanza tra i popoli in qualsivoglia territorio del vecchio mondo, per espandere la voce degli Astri e allo stesso tempo eliminare qualunque sacca imperiale ancora attiva. Senza contare che il Regno ha bisogno di nuove risorse a cui attingere dopo le perdite subìte durante la guerra, non solo in termini di vite umane. Da qui nascono dunque una serie di decreti reali volti a invogliare chiunque, e soprattutto chi non ha niente da perdere, a popolare ogni tozzo di terra sparso per Whanel. Per quanto riguarda le Lande Selvagge, in particolare, è stato proclamato subito dopo la restaurazione del regno il decreto sul Diritto della Prima Luna. Esso afferma che chiunque si spinga oltre i confini dell’Ovestvallo e riesca a prender possesso di un terreno, dopo una luna ne diventerà il proprietario a tutti gli effetti. Spinti dalla promessa di una nuova vita e dalla possibilità di conquistarsi una terra e la conseguente ricchezza, centinaia di sfollati dalla guerra, avventurieri e reietti della società hanno accolto la chiamata regia e si sono diretti a ovest in cerca di fortuna.
Oggidì, anno secondo dilla novella Era del Regno, per regio decreto di Sua Maestà Serenissima Kanzor, primo del suo nome, tutti gli uomini et donne libere che riescano a conquistar uno stralcio di terra oltre il confine dell’Ovestvallo, riuscendo a difenderlo per almeno una luna, potranno reclamarne la proprietà ‘sì come gli oneri et onori che da ciò seguiranno.
Non importa quanto sia ostile la terra che calcano,
uomini e donne del Regno lottano ogni giorno per sopravvivere.
Così nascono aggregati di persone, case e campi.
Così nascono i Vichi.
Pochi, comunque, di quelli che si sono avventurati da soli oltre il confine, hanno avuto in sorte di mettere a frutto questo diritto, o almeno di sopravvivere a lungo, poiché le Lande Selvagge sono costellate di pericoli. Al momento, dunque, gran parte dei pionieri ha scelto di raggrupparsi in insediamenti, meglio difendibili, confidando nel popolare detto “l’unione fa la forza”. Sono stati così fondati i Vichi, al momento gli unici siti civili della cosiddetta Scacchiera: piccoli borghi recentemente sorti sulle rovine di antichi insediamenti, alcuni dei quali risalenti a molti secoli addietro, forse addirittura prima dell’Era dei Quattro. A capo di ogni Vico si trova un singolo Altomastro , che regge la comunità locale, nominando un pugno di Quartiermastri per amministrarne le risorse pubbliche. Ogni altro abitante, detto bifolco, indipendentemente dal proprio ceto, è in genere libero di esercitare il mestiere che più gli aggrada… almeno fintanto che la miseria o qualche calamità non gli calano sulle spalle.
I Vichi nascono quindi dall'esigenza di presidiare il territorio con insediamenti che assicurino contemporaneamente la difesa delle genti e l’amministrazione delle risorse. Ogni Vico è formato da più quartieri, detti borgate, costituiti da poche dimore separate da un’ampia resede. Data l’asperità del territorio, spesso piagato da bruschi dislivelli o invaso da foresta vergine, era infatti assai difficile dar luogo a un tradizionale villaggio come quelli dei Ducati o delle Contee, né tantomeno costruire mura abbastanza lunghe e solide a protezione degli abitanti. Così, per necessità, è stato scelto un assetto urbano basato su una geometria irregolare, determinata dalla topografia più che da una precisa pianificazione umana. Nondimeno la struttura delle borgate ben si confà alle diverse origini degli abitanti, pionieri che sono affluiti dai più diversi angoli del Regno, e che tendono a voler mantenere e rispettare tali diversità. Ogni etnia ha dunque cercato di raggrupparsi in borgate in base alle proprie origini e usanze, distaccandosi dai vicini senza rinunciare alla protezione fornita dai grandi numeri di una comunità: ogni borgata ha vari metodi per comunicare con le borgate vicine e con il centro del Vico.
Pur disperso in un vasto terreno, infatti, ogni Vico ha una struttura fondamentalmente radiocentrica, con un nucleo costituito dalla sede della Camarilla locale, dove risiedono per la maggior parte del tempo gli Altomastri.
Gli edifici dei Vichi mostrano grande varietà di materiali e di stili. Inoltre, spesso per praticità sono stati riutilizzati i resti dei precedenti insediamenti e le fondamenta dei vecchi edifici, presunti insediamenti monastici o pievi rurali. Una delle più diffuse dicerie sull’origine dei Vichi ruota senz’altro attorno al mistero dei Pozzi. Non si tratta di fonti d’acqua bensì di profonde fenditure o budelli naturali che si vocifera siano celati nelle prime fondamenta d’ogni Vico o in ciò che resta di queste. Molti ritengono che in essi trovino dimora gli enigmatici patroni dei Vichi, detti Insonni. Altri credono che da essi scaturisca l’occulto potere delle sette locali note come Camarille. Vige inoltre la credenza che gettar un qualche ‘pegno’ in un Pozzo possa dare adito a foschi portenti. Nessuno tuttavia presso i Vichi parla apertamente dell’ubicazione dei Pozzi, tanto che la veridicità della loro esistenza è tuttora sospesa nel dubbio.
Della bifora, universalmente accettata in ogni Vico o Casella, esistono due varianti principali in base al materiale che la compone: “elettra” (rame) e “ferrata” (ferro freddo).
Al momento tre sono i Vichi principali della Scacchiera: Ramana, Nebin e Velathri.